Come rendere i luoghi di cura, dove si soffre e si guarisce (si spera), posti davvero gradevoli dove risiedere, anche se temporaneamente? Con la bellezza. È questa la ricetta della Fondazione Exclusiva che ieri, in collaborazione con Fondazione Atena Onlus, ha organizzato un seminario di studi proprio per stimolare un confronto a più voci sul ruolo generativo della bellezza, dell’immaginazione e della creatività a servizio delle comunità. Il tema, delicato, è quello di applicare il canone del bello in diversi ambiti, come la sanità, prendendo spunto dalle Case della salute che nei Paesi più avanzati d’ Europa e anche in Italia, per esempio in Toscana (ma sono in previsione anche nella regione Lazio), costituiranno una punta avanzata non solo dei Pronto Soccorso ma anche un riferimento per i cittadini sul territorio.
Emerge l’idea di una bellezza che coincide con il “far bene per star bene”. Bellezza come “pratica”, come “cura”, come salute delle comunità e dei territori, come benessere e qualità della vita, come strumento di welfare sociale secondo un approccio complesso che include arte, cultura, design, scienza, innovazione. “Io credo che la bellezza sia una forza che nasce dall’interno e si trasmette “dalle” persone verso il contesto in cui esse si muovono e viceversa – ha affermato Fabio Mazzeo, architetto e designer, Presidente della Fondazione Exclusiva – Per questo motivo abbiamo promosso un confronto polifonico e meta-disciplinare sul ruolo della bellezza come agente di cambiamento e come strumento, praticabile ed efficace, per la cura e la salute fisica e sociale delle comunità. La bellezza in quanto generatrice di benessere in grado di incidere sull’estetica dei luoghi e delle relazioni”. Il seminario ha preso le mosse da tre domande su come restituire bellezza, anche con interventi a basso costo, ad alcuni spazi di medicina di base, come gli ambulatori di quartiere, poi su come si progredisce sulla strada del benessere a base culturale, quali sono le informazioni, le conoscenze, le competenze che occorre garantire per sostenere questa prospettiva, infine quali sono gli attori che possono e devono assumersene l’iniziativa e la responsabilità, anche in forme condivise.
Intervenuto all’evento, il neurochirurgo Giulio Maira ha rilevato come “c’è bellezza tutte le volte in cui facciamo qualcosa che aiuta il prossimo. Tutto il nostro mondo è permeato di bellezza e simmetria, basta guardarsi attorno per scoprirlo negli elementi della natura e nelle opere dell’uomo, dalle conchiglie dal mare, ai semplici fiori di campo, a un cielo stellato, alle opere degli artisti e dei costruttori di tutti i tempi. Semir Zeki, il fondatore della neuro-estetica, ha visto che le equazioni matematiche ritenute belle da una serie di scienziati attivano una parte specifica del cervello emozionale (la corteccia orbito-frontale mediale), la stessa che viene accesa dalla grande pittura, dalla grande musica. Tutto ciò rivela un legame affascinante ed enigmatico tra l’organizzazione del nostro cervello e l’armonia del mondo in cui viviamo”.
L’artista Alfredo Pirri teme, tuttavia, gli effetti di un’applicazione rigida di canoni riconducibili alla bellezza pensando ai grandi drammi come Auschwitz in cui è stata applicata un’idea assoluta di ordine. Pirri si è dichiarato ispirato dagli scenari di contrasto tra più forme di degrado, che si trovano nelle nostre città e rappresentano tuttavia dei punti di partenza verso la trasformazione per la bellezza.
Quanto alla sua definizione, “la bellezza è un elemento sociale – ha dichiarato Morelli, professore di psicologia della creatività e innovazione, Master of Art and Culture Management di Trentino School Management – attiene all’innovazione di prassi ormai consolidate”.
L’iniziativa, realizzata con il supporto di OIKOS, ha ricevuto il patrocinio dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia e dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, con la media-partnership de Il Giornale delle Fondazioni.