Emanuele Macaluso per Il Corriere della Sera Roma
È lecito pensare che per visitare il Pantheon si debbano pagare 3 euro? Su questo giornale Vittorio Emiliani ha elencato le ragioni del «no». Oggi vogliamo dare voce a quelle di un convinto «sì», a cominciare dal fatto che occorre un radicale cambiamento di mentalità: l’epoca del gratis è finita e per ogni servizio: se lo vogliamo adeguato, è giusto pagare. Magari poco, ma pagare. Anche se si tratta di andare in chiesa. Sposando il lapalissiano concetto che le mani che aiutano sono più sante delle labbra che pregano, non possiamo immaginare che la conservazione dei nostri monumenti possa continuare a gravare solo sulle casse dello Stato o della Chiesa.
Secondo un censimento della Cei, su 95 mila chiese almeno 85 mila hanno valore culturale. E in una sessantina di queste – da Santa Croce a Firenze alla Cattedrale di Pisa – già da anni si paga un biglietto. Come del resto in altre importanti chiese del mondo. Dalla cattedrale di Westminster (17 sterline!) a quella di Siviglia, passando per Notre Dame. Perché dunque non dovremmo far pagare per visitare una delle meraviglie di questa città? Il problema delle biglietterie ingombranti? Perfino i biglietti per visitare i musei vaticani si comprano online. Metterla giù come dover pagare per pregare, è fuorviante: il 90% di chi entra al Pantheon non lo fa per pregare. E quanto a noi figli del Risorgimento laico, rassicuro Emiliani: se dovremo pagare per vedere le tombe di qualche re, non lo vivremo come tributo alla monarchia che fu.