“Dieci storie che potevano essere vere…”, uno spettacolo in musica e parole per commemorare il XXV Anniversario del genocidio di Khojaly, in Azerbaigian, é arrivato per la prima volta in Italia ed è stato subito un successo.
Oltre 250 persone, tra rappresentanti del mondo politico, diplomatico, accademico, imprenditoriale e dell’informazione, infatti, hanno partecipato all’evento, organizzato dall’Ambasciata della Repubblica dell’Azerbaigian
in Italia, negli storici saloni di Palazzo Brancaccio a Roma.
Organizzato con l’Associazione Espressione d’Arte, lo spettacolo vanta la direzione artistica di Pierluigi Ruggiero, violoncellista di livello internazionale, con musiche originali e adattamenti musicali di Giuliano Di Giuseppe, direttore di numerose orchestre italiane. Ad esibirsi, insieme a loro, il violinista ungherese Zoltan Banfalvi e il chitarrista Luca Trabucchi. Voci narranti dell’evento sono stati gli attori Alessia Centofanti e Raffaello Mastrorilli che hanno recitato le storie tratte dal libro “Khojaly, 20 anni. 10 storie che potevano essere vere…”, basato su un’idea di Leyla Aliyeva, vice presidente della Fondazione Heydar Aliyev e promotrice della campagna internazionale “Giustizia per Khojaly!”.
In un suggestivo alternarsi di musica e narrazione la serata ha voluto ricordare “il destino delle vite mancate, di ciò che sarebbe potuto accadere, se l’umanità fosse stata più clemente, o semplicemente giusta”.
Nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 1992, infatti, le forze militari dell’Armenia attaccarono la città di Khojaly, nella regione azerbaigiana del Nagorno-Karabakh, provocando la morte di 613 persone, tra cui 106 donne, 63 bambini e 70 anziani. “Una tragedia, questa, che il mondo non dovrebbero dimenticare”.
L’esibizione è stata accompagnata da disegni di bambini sul conflitto, tratti dal libro “La guerra con gli occhi dei bambini”. Calorosi gli applausi del pubblico al termine del toccante spettacolo.
Il genocidio di Khojaly rappresenta l’evento più drammatico avvenuto nell’ambito del conflitto del Nagorno-Karabakh tra Armenia ed Azerbaigian. Come conseguenza del conflitto ancora oggi l’Armenia occupa il 20% del territorio azerbaigiano internazionalmente riconosciuto e più di 1 milione di rifugiati e profughi azerbaigiani, oggetto della politica di pulizia etnica dell’Armenia, sono privati della possibilità di ritorno alle loro terre natali.