Omicidio all’italiana vi farà sorridere e riflettere dal 2 marzo al cinema. È stato presentato dal regista, protagonista e sceneggiatore: Maccio Capatonda, nome d’arte di Marcello Macchia, amatissimo in rete per il suo umorismo nonsense.
Omicidio all’Italiana segue il primo film Italiano Medio ed è prodotto e distribuito da Lotus Entertainment e Medusa Film. Nel cast ritroviamo molti dei protagonisti del primo film (e della serie di trailer): Herbert Ballerina, Ivo Avido e Rupert Sciamenna. Completano il cast Roberta Ettore e Antonia Truppo, entrambe candidate ai David, Sabrina Ferilli, Fabrizio Biggio e Gigio Morra.
Se in Italiano Medio, Maccio Capatonda aveva raccontato un italiano “abbrutito”, nel secondo film viene raccontato come una piccola città reagisce a un omicidio. “Faccio prima a dire chi non viene massacrato. Il film non condanna i giornalisti, ma il turismo dell’orrore, le persone che vanno a vedere Avetrana, l’ispirazione mi è venuta dall’Isola del Giglio, Cogne”.
In una battuta del film il sindaco Peluria, il personaggio principale, si chiede cosa Acitrullo abbia meno di Avetrana, Novi Ligure e a Cogne, proprio qui, Capatonda ha scritto parte della sceneggiatura: “La scena del pugno alla finestra del bagno, l’ho scritta lì. L’albergatore di Cogne mi ha detto che i giornalisti spiavano dalle finestre le persone per farli le domande ed è così. Parlo anche della morbosità di noi spettatori, ci appassioniamo a serie TV, film e partite di calcio. La scena del pullman di Sabrina Ferilli è il fulcro del film. L’unica assolta è Sandra Pertinente”, il personaggio interpretato da Roberta Sottile.
Sabrina Ferilli è Donatella Spruzzone, un misto fra Barbara D’Urso e la criminologa Donatella Bruzzone da cui ha preso il nome:“Incarna una figura generica, la conduttrice spietata, quella di programmi tipici come Quarto Grado. Della criminologa, abbiamo solo storpiato il nome”. Nel film però c’è un vero criminologo Massimo Picozzi: “Lui mi ha dato delle dritte, gli chiedevo quello che sto scrivendo è giusto? E lui mi diceva sempre: la realtà è peggio. L’agenzia di viaggi che organizzava il tour al pozzo di Avetrana è esistita, idem al Giglio. Le idee più cattive sono state superate già dalla realtà”.
Quanto all’acitrullese, il regista ne parla in questo video:
Molti dei nomi dei personaggi sono dei giochi di parole: Salvo Errore, Piero Peluria, già personaggi di Mario. E l’unico personaggio positivo è l’agente Sandra Pertinente: “L’unico da salvare, è stato scritto per essere l’unica a fare da cartina tornasole in questo gruppo di pazzi. Anche il sindaco però va salvato, in lui ci si potrebbe identificare, lui agisce sempre ingenuamente, lui è l’eroe di questo film”.
Herbert Ballerina, compagno di cast e fratello nel film, chiede: “E io?”. “Tu sei l’errore di questo film”. Quanto ai nomi: “Sono un mio cavallo di battaglia, mi diverto sono i nomi. Spesso li creo in un modo istintivo, non in maniera ragionata. Sandra Pertinente è l’unica persona valida ed è un richiamo a Sandro Pertini, il primo presidente che mi ricordi. Questa faccia buona, i Mondiali del ’82. Sono reminiscenze, suggestioni mie che restano”.
“L’ispettore Fiutozzi, la Spruzzone, un incrocio fra Bruzzone, un immaginario un po’… erotico”, scherza il regista. “Salvo Errore, l’ho creato per Mario, aveva già questo bagaglio di significati che si portava dietro”.
La fine di Omicidio all’italiana stupisce il pubblico: “Per tutto il film, questo paese in cerca di notorietà s’inventa un delitto. Il finale è una scelta: rappresenta il non essere famosi, non essere conosciuti per quel motivo. Ci sono anche delle cose che meritano di non essere sapute, siamo invasi di nozioni specifiche”. Per Capatonda “il paese ne beneficia, diventa noto per una sua capacità intrinseca che poteva utilizzare anche prima”.
I motivi per vedere Omicidio all’Italiana: “Primo per recuperare i soldi che abbiamo speso per farlo e non sono soldi miei, anzi grazie ai produttori per avermi dato fiducia. Il secondo perché mi sono impegnato tanto per farlo, alla fine c’è qualcosa di personale e di nuovo nel film, poi spero faccia ridere. Ho cercato di fare un film che smuovesse un minimo le coscienze, che avesse un messaggio”.
Omicidio all’italiana sarà distribuito con 400 copie: “Un bel numero, siamo convinti del film, ci piace aver proseguito questo rapporto con Marcello, iniziato con il primo”, ha sottolineato Giampaolo Letta di Medusa.
Marco Belardi, produttore con Lotus, ha dato un ritratto inedito di Maccio Capatonda: “Lo vedete così, ma lui è uno stacanovista pazzesco, è molto puntuale e preciso. Lo stimo anche per questo, ci mette l’anima e il cuore”.
Omicidio all’Italiana ha due attrici d’eccezione, Roberta Mattei e Antonia Truppa, entrambe nella cinquina di miglior attrice non protagonista ai David. Roberta Mattei è Stella: “Mi è piaciuta da subito per motivi personali, oltre che per il nome che è una responsabilità. Le reazioni di Stella sono le espressioni di fronte alle notizie del nostro paese. C’è un’incredulità costante, un senso di frustazione e d’impotenza: il finale non è stare lontano dalle telecamere, o rinunciare, anzi è fare del piccolo per cambiare le cose. Sandra non rinuncia, semplicemente agisce con un raggio più corto, sente la responsabilità in un paese così piccolo. Guardare la TV e dimenticarla mi ha aiutato, mi piaceva un personaggio che credesse in qualcosa che sta svanendo o è messo costantemente in dubbio, l’ho accettata perché è un personaggio positivo. Sono legata a Marcello come autore, come alta forma di qualità autoriale, ci vuole stile nel raccontare determinate cose e occhio disincantato allo stesso tempo”.
Candidata per il suo ruolo in Veloce come il vento, Roberta Mattei non se l’aspettava: “È stato bello ricevere un messaggio con scritto: sei in cinquina. Se dovessi ricevere questo premio lo condivido con chi mi ha accompagnato finora e non sarà un punto d’arrivo, ma di partenza per fare altri 20 anni così”.
Antonia Truppa è Fabiola Normale: “Un personaggio che mi è piaciuto moltissimo, voglio ringraziare i produttori di questo film, potevamo mettere per questo ruolo attrici meno quotate. Ho visto la voglia di riportare il cinema al film, in questo caso, una lettura molto intelligente, mi è stato offerto un ruolo comico, sopra le righe, su qualcosa che ho interpretato seriamente, ma questo sfata qualunque tipo di drammatizzazione di quel personaggio ed è per questo che mi è piaciuto molto”.
Truppo ha vinto l’anno scorso il David per il suo ruolo di Lo chiamavano Jeeg Robot, è candidata nella stessa categoria, ma per il ruolo della madre delle gemelle di Indivisibili: “Non dico nulla, ma questo personaggio è uno che non mi ricapiterà a breve, un personaggio così bello in un film così riuscito”.
Fra le citazioni nel film molti fumetti: “Ma non Topolino, l’ho letto solo una volta. Quella scena è stata ispirata da Batman”, scherza. In realtà si è ispirato a una caratteristica tipica dei thriller: “In questi film c’è sempre una dilatazione del tempo, il personaggio sta per scappare: poteva spararci, invece ho dilatato in modo esasperato il momento. È un omaggio ai film avventurosi, si sa che il protagonista si deve salvare e si fa di tutto per far dilatare il tempo: 40 secondi passano in 2 minuti”.
“James Bond, Batman, poteva ammazzare tutti invece no”, aggiunge Herbert Ballerina che si è detto molto rammaricato per non essere stato nominato ai David. Grande assente Sabrina Ferilli: “Ho scritto il suo ruolo pensando a lei, mi sono detto non accetterà mai, mi conosceva poco, ma ha letto la sceneggiatura e l’ha apprezzata. Ci siamo incontrati ed era entusiasta: è stato amore a prima vista. Sul set abbiamo lavorato per rendere Donatella molto credibile, poco esagerato e meno macchietta, volevo che fosse il più normale possibile. Mi sono trovato molto bene, era complice con noi e si è anche innamorata di Herbert”.
Herbert ha esordito al cinema diretto da Gennaro Nunziante in Che bella giornata, ma con Maccio il rapporto è diverso: “Gioco in casa, lui mi ha estrapolato delle cose che non pensavo di avere. Il film con Nunziante, non sapevo cosa aspettarmi, è stata una bella esperienza. Sono registi diversi, ma mettono un po’ della loro natura in quello che fanno, Gennaro è molto comico, pensa alla battuta. Maccio pensa più a tutto il pacchetto”. Per lui anche il ruolo di boss in Quel bravo ragazzo.
Nel film c’è anche l’attore teatrale Gigi Morra, l’ispettore Fiutozzi: “Conoscevo Maccio, l’avevo visto in alcune cose. Ho letto la sceneggiatura e mi è piaciuta. Non tutti sanno che ho iniziato a fare l’attore comico, ma al massimo ho fatto Pulcinella. In questo film, mi è piaciuto lui, gli attori sono eccezionali e io mi sono divertito”.
Fabrizio Biggio è l’amico dei due protagonisti, il “negre” accusato dell’omicidio: “La proposta scandalosa di Ivo mi ha convinto subito. Mi ha mandato la sceneggiatura, neanche ho finito di leggere la prima frase e ho detto sì. Sono qui come fan di Maccio, meno di Herbert, mi faceva piacere questo crossover fra comici, molto comune negli USA, in Italia, invece, sono concorrenti”.
Ivo Avido gli ha fatto i complimenti: “Era uno del paese e veniva a fare la comparsa”. “Avevo bisogno di soldi, ma l’ho fatto con grande umiltà”, Biggio ha scherzato.
Maccio Capatonda, diventato famoso con trailer nonsense, si è ispirato ad alcuni film: “Anche se mi diverto, lo faccio con passione, ma soffro tantissimo. Ho fatto un film più cinematografico dell’altro e sinceramente sia la storia che l’ambientazione, e lavorare con attori bravissimi mi hanno aiutato a raggiungerlo. Come regista, ci ho messo le mie solite chicche: il titolo iniziale è un omaggio a Funny Games di Haneke, la maschera è una citazione di Point Break. È un lavoro, ma è anche un gioco, mi diverto e cerco di affrontare la storia al meglio. Provo a fare cose originali dal punto di vista visivo e non scontate”.
Il santo patrono di Acitrullo è San Ceppato, un santo che puntualmente s’inceppa, nessuna ispirazione religiosa: “Mi sono ispirato a Rupert Sciamenna. Il ruolo era stato poi adattato a lui, quindi abbiamo cercato un personaggio che potesse essere lui. Al nome ci avevo pensato una decina di anni fa, il santo protettore delle stampanti, ma non avevo mai avuto altre idee. All’inizio era solo un santo patrone, l’intervento nel finale è arrivato dopo, una chiusa perfetta per il personaggio”.
La scelta del set è ricaduta su Corvara, un paesino in provincia di Pescara abbandonato per un terremoto negli anni ’30: “È stata difficile, bisognava cercare un posto da cui si voleva scappare. Dopo una lunga ricerca l’abbiamo trovato”, ha puntualizzato il produttore.
Nel film gli smartphone e la TV sono i portatori sani di verità: “In una scena Herbert dice la realtà non è aggiornata, i processi tecnologici sono più avanti della realtà stessa. C’è uno scollamento fra i passi avanti della tecnologia e la realtà spaesata. Per esempio sui social, tutti ci chiediamo come li usiamo, quale sia il loro interesse. E nessuno capisce che sono dei mezzi e vanno usati in maniera più oculata. La TV che diventa realtà è il concetto di tutto il film, viviamo in un mondo troppo mediatico”.
Per Herbert “è un film scomodo” perché “arrivare al paesino era un macello, i peli poi, otto ore di sessione di trucco”.
Omicidio all’italiana sarà in sala il 2 marzo.