Un percorso musicale che, dal lembo più estremo del meridione d’Italia, risale lungo la dorsale appenninica, toccando coste e mari, per abbracciare in un canto generazioni e culture diverse.
Un concerto a tante voci e strumenti dove la memoria del passato irrompe sulla scena del presente per alimentare proposte artistiche capaci di tradire e innovare perché radicate in una storia e in una tradizione ma, allo stesso tempo, contrassegnate dall’impronta inconfondibile dell’autore.
L’appassionata rivisitazione della canzone napoletana di Canio Loguercio delimita così un orizzonte ideale nel quale vanno a situarsi frammenti di altri mondi, adagiandosi sul tappeto di ritmi ed armonie intessuto dall’organetto di Alessandro D’Alessandro. Il ricordo grato di un solitario precursore come Enzo Del Re, affidato alla voce di Andrea Satta, si ravviva e traslittera nella prorompente presenza scenica di un sempreverde antesignano come Otello Profazio (Premio Tenco 2016), la cui lezione di impegno ed ironia è magistralmente rinnovata nell’omaggio che gli ha tributato uno dei più estrosi crooner di casa nostra, Peppe Voltarelli (Targa Tenco 2016 Interpreti).
Allo stesso modo, l’esperienza memorabile del Canzoniere del Lazio si rinnova nell’opera e nel canto di Piero Brega e Sara Modigliani per parlare ancora al cuore della contemporaneità, dilatandosi nei suoni plurali della chitarra di Sylvie Genovese in un’identità per addizione a ricordarci che siamo tutti migranti.
Un’esplosione di suoni e memorie che, tra il Lazio e l’Umbria, con Raffaello Simeoni & Micrologus si snoda in una sorta di archeologia sonora di grande fascinazione nell’incastro tra stili di epoche diverse, e con Lucilla Galeazzi, nella grana della voce e nelle striature dei canti, rivela la grandezza di un’interprete formatasi alla scuola di ricercatori come Valentino Paparelli e Alessandro Portelli.
E sono ancora sonorità locali a irradiarsi verso direzioni insospettabili per congiungersi ai ritmi della world music internazionale con l’organetto di Riccardo Tesi, a sua volta non a caso impegnato in una nuova versione di uno spettacolo come Bella ciao.
Un concerto concepito dunque come una sorta di ponte a più campate tra generazioni e culture diverse che si ritrovano abbracciate in un canto di libertà e rivolta, come si evidenzierà nell’omaggio a Pietro Gori dei Têtes de bois, per rinnovare sul palco dell’Auditorium di Roma una pagina significativa della canzone d’autore italiana grazie alla presenza di uno dei protagonisti di allora, Otello Profazio.
Interpreti e musicisti di straordinaria levatura, accomunati dal loro muoversi ostinatamente ‘controvento’ e che, nella molteplicità dei loro percorsi di vita e di arte, hanno un altro tratto in comune, forse non del tutto accidentale: hanno pubblicato, o stanno per farlo, con un editore come Squilibri la cui attenzione per il possibile riuso dei repertori popolari e la canzone d’autore si innesta sul terreno, coltivato con amore e rigore, della promozione e valorizzazione delle musiche di tradizione orale della penisola: riannodare i legami tra ricerca e spettacolo e privilegiare espressioni artistiche capaci di raccontare ancora il presente e la realtà attorno a noi, situandosi in quel crinale in cui l’inventiva personale si innesta su una lunga e oggi sommersa tradizione popolare votata a sua volta a contare/cantare storie.
Di canti e di storie segna anche l’avvio di un rapporto di collaborazione tra Squilibri e Musica per Roma.