Atac rimanda il Cda per preparare il concordato

Perde quota l'ipotesi del rinnovamento del contratto, il board previsto per lunedì intanto slitta per valutare gli effetti del concordato

Ancora una volta è il caos a farla da padrone in casa Atac. Per esempio, il consiglio di amministrazione strombazzato questa mattina da molti media, previsto per lunedì per dare il via libera al concordato preventivo, è stato prontamente smentito dalla municipalizzata guidata da Paolo Simioni. Lunedì, salvo ripensamenti, non si terrà nessun Cda Atac.

C’è però, come ribadito più volte da Radiocolonna.it, un punto fermo, chiamato proprio concordato preventivo. Troppi i decreti ingiuntivi che in questi giorni stanno piovendo su Atac. Dopo il caso di Roma Tpl, che l’ha spuntata in tribunale contro la disastrata azienda, ottenendo lo sblocco di 40 milioni di crediti maturati verso Atac, sono arrivate le mazzate da Cotral e Trenitalia, che di milioni invece ne reclamano 90, in relazione ai mancati introiti dalla gestione del biglietto integrato Metrebus.

Tutto ruota intorno ai quei ricavi derivanti dai biglietti integrati a tempo validi nel Comune di Roma che l’azienda capitolina continua a vendere senza però restituire gli incassi (40% dei proventi a Cotral, 4% a Trenitalia) nei fatti rischiano di diventare “buchi” contabili, soldi effettivamente iscritti a bilancio ma mai incamerati e, quindi, a questo punto è necessario non aggravare la situazione. Nel caso di Cotral i debiti risalgono principalmente al biennio 2016/2017: circa cinque milioni di mancati incassi ogni mese che, sommati, determinano i 62 milioni del decreto ingiuntivo (complessivamente, per l’esattezza, considerando anche tutte le agevolazioni tariffarie, il debito contabilizzato da Cotral arriverebbe a 92 milioni).

E così, dalla municipalizzata dei trasporti più grande d’Italia viene ribadita la linea prediletta dal Campidoglio, quella del concordato, sulla spinta proprio delle ingiunzioni piovute in questi giorni e che di fatto fa perdere un certo peso all’altra ipotesi circolata in queste ore e che vorrebbe il prolungamento quinquennale del contratti di servizio. In tal modo, si aggirerebbe la gara per i trasporti del 2019 prevista dalle regole europee. Ma questo significherebbe andare contro la normativa europea in materia di concorrenza, con tutti i rischi del caso.

Un’ipotesi questa fortemente sponsorizzata dal dem Stefano Fassina. “Rinnovare l’affidamento ad Atac fino al 2024 è l’unica strada possibile per evitare uno strutturale ridimensionamento del servizio ai danni dei cittadini, un bagno di sangue per i creditori e licenziamenti e peggioramento delle condizioni di lavoratrici e lavoratori”.

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