Scuole senza compiti a casa, a Roma nulla da fare

Sulla piattaforma chance.org raccolte 25 mila firme, sta crescendo la sensibilità tra presidi e insegnanti affinché si abbandoni questa secolare pratica.

Rischio caos per l’inizio della scuola
scuola duca d'aosta

Gli scolari che si aspettavano una piacevole sorpresa rimarranno delusi. A Roma e nel Lazio, almeno al momento, non ci sono classi, che hanno bandito i compiti a casa. L’esperimento che è stato avviato dapprima in Piemonte per un numero ridotto di classi delle elementari per ora non tocca la Capitale. L’iniziativa infatti è stata allargata ad alcune sezioni di Milano, Trapani, Biella e Verbania.

Eppure sta crescendo una sensibilità verso questo tema. Sulla piattaforma chance.org sono state già raccolte 25 mila firme, e soprattutto sta crescendo la sensibilità tra presidi e insegnanti affinché si abbandoni questa secolare pratica.

Ideatore della petizione Maurizio Parodi, dirigente scolastico ligure, che parla di “una riforma possibile, come dimostra anche la sperimentazione avviata. In fondo ci sono tanti insegnanti che già lo fanno in modo autonomo, senza che ci siano indicazioni dall’ufficio scolastico o dal ministero”.

D’altronde, i paesi europei dove i ragazzi ottengono i migliori risultati, vedi la Finlandia o la Germania, hanno abolito quasi del tutto i compiti a casa. Infatti, risulta avvantaggiato chi ha alle spalle ha una famiglia istruita o che comunque si può permettere di pagare ripetizioni. Insomma, la pratica delle studio massiccio a casa rischia di aumentare le disuguaglianze sociali.

Anche l’Ocse ha individuato in questo un difetto, grave, della scuola italiana. E sempre secondo le ricerche Ocse, eccelliamo, purtroppo, nell’abbandono scolastico (meglio di noi anche Bulgaria, Romania, Ungheria).

“Vede – dice ancora Parodi – La maggior parte dei genitori i compiti a casa li pretende, i compiti fanno parte di una ritualità perché così fan tutti. E’ una pratica che risponde alla logica: a scuola si insegna e a casa si impara ad imparare, d’altronde le nostre scuole sono ancora fondate sulle lezioni frontali, che invece andrebbero bandite”.

Scolari del Lazio quindi vi tocca aspettare o scrivere alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli.

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