All’indomani del suo avvio formale il concordato preventivo di Atac finisce nel mirino della commissione trasparenza del Campidoglio. Che vuole vederci chiaro sul mancato passaggio in assemblea capitolina della procedura, passata direttamente dal tavolo del board Atac agli scranni della giunta.
“Domani, mercoledì 20 settembre, alle ore 11.30 in commissione trasparenza, si terrà l’audizione del dottor Massimo d’Amanzo, direttore della direzione supporto alla giunta e all’assemblea capitolina. Oggetto dell’audizione il mancato passaggio in aula Giulio Cesare della procedura fallimentare di Atac”, è stato annunciato il presidente della commissione Marco Palumbo. Nel mirino c’è proprio l’aggiramento del passaggio in assemblea, dopo che il cda ha ufficializzato l’avvio della procedura.
I giudici del tribunale avranno una settimana per vagliare la richiesta e procedere con lo step successivo che prevede, entro 60 giorni, la presentazione di un piano industriale in grado di convincere i creditori: fornitori, banche, pubblica amministrazione. Il punto di caduta però è l’accettazione o meno del concordato da parte dei creditori. Atac infatti dovrà essere sufficientemente abile a dimostrare come e in che tempi rimborsare il maxi-debito (1,3 miliardi). Quello sarà il momento della verità in cui si capirà una volta per tutte se Atac è salvabile o meno e se le perdite 2016 hanno più o meno tolto spazio di manovra all’azienda.
Il tutto arriva mentre l’Anac chiude la sua indagine sugli pneumatici di Atac e sulle mense gestite dal Dopolavoro aziendale e bussa alle porte della procura e della Corte dei conti. Nella delibera appena pubblicata, l’Anticorruzione di Raffaele Cantone torna sul contratto stipulato tra la municipalizzata dei trasporti e la Gommeur valido dal giugno 2013 a tutto il maggio 2016.
E non è tenera con la partecipata: nel documento la società in house del Campidoglio viene accusata di “omesso controllo” e “mancata adeguata definizione nel contratto di appalto delle prestazioni al di fuori del corrispettivo pattuito”. Due mancanze che avrebbero “contribuito a determinare la rilevante esposizione debitoria dell’azienda nei riguardi dell’operatore”.