Stamattina Norcia si è fermata per ricordare il 30 ottobre di due anni fa quando alle 7.41 – per trenta interminabili secondi – la terra ha tremato con violenza, mettendo in ginocchio la città e tutta la comunità della Valnerina umbra. Sono stati i monaci benedettini, con i loro canti, a guidare il momento di raccoglimento sotto una pioggia battente.
Il 30 ottobre 2016, una scossa di magnitudo 6.5 – la più forte registrata in Italia dal terremoto in Irpinia del 1980 – avevo fatto tremare la terra a circa 10 chilometri di profondità sotto l’Apennino umbro-marchigiano, con epicentro a 5 km da Norcia, colpendo duramente anche le comunità di Preci e Cascia.
La maggior parte della popolazione si era già spostata dopo il 26 ottobre (quando il terremoto era tornato a farsi sentire con magnitudo 5.9) per questo non ci furono vittime, ma i crolli furono innumerevoli e i danni difficilmente quantificabili. La scossa distruttiva era il prolungamento della sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016 che aveva raso al suolo Amatrice e i borghi circostanti, causando 300 vittime.
Per ricordare i due anni dall’inizio della sequenza sismica di Amatrice-Visso-Norcia, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha aperto oggi le sue porte per presentare la sua attività di ricerca e parlare di territorio e pericolosità.
*immagine di repertorio