Virginia Raggi incassa l’assoluzione e anche l’eventuale esito del referendum sulla messa a gara del servizio di trasporto pubblico fornito da Atac che si svolgerà domani sembra meno pensante, nonostante si tratti di un voto su uno degli asset fondamentali e più problematici della città.
E infatti sul referendum, promosso dai Radicali, è in atto un aspro confronto politico, che vede da un lato i supporter del sì, da Unindustria al Pd e a FI; dall’altro quelli del no, dai sindacati al M5S, Leu-Si, Lega, Fdi e i movimenti di estrema destra come Casapound. Fronti compositi e trasversali che hanno rivelato anche alleanze tattiche inedite. Il referendum, seppure consultivo, è un banco di prova importante sia per il Campidoglio a 5 Stelle sia per le scelte fino ad ora compiute in materia di mobilità.
In particolare, la sindaca da tempo rivendica la strada del concordato preventivo che Atac, azienda gravata da 1,4 miliardi di debiti, ha intrapreso sotto il suo mandato per risanarsi. Un percorso completamente in antitesi alla liberalizzazione, abbracciata invece dai dem. Il Pd romano rivendica la scelta del sì: “I democratici votano sì perchè a Roma serve una svolta”. Ma a sinistra non tutti la pensano così. “Il nostro non è un no per conservare, ma è un no per evitare che si vada verso un modello che aggraverebbe il quadro. Il disastro del trasporto pubblico ha ragioni strutturali, il debito di Atac per il 90% deriva da tagli trasferimenti al tpl”, dice il deputato di Leu e capogruppo di Sinistra per Roma in Campidoglio, Stefano Fassina. Da più parti gli appelli al voto. Lo ha fatto Matteo Salvini che non è entrato nel merito: “Ho una mia idea da autonomista ma da ministro non voglio interferire, io andrei a votare.
Invito tutti ad andare a votare però non voglio fare invasioni di campo. Certo, poi c’è modo e modo di votare”, ha detto. E un invito a recarsi alle urne è arrivato anche dall’attrice Sabrina Ferilli, già elettrice della Raggi ma ultimamente critica con l’amministrazione pentastellata. “Io andrò a votare, il mio voto ci sarà”, ha detto l’attrice in un video diffuso dai Radicali senza però dare indicazioni, “ognuno è libero di votare come vuole”. Qualche giorno fa era stata la volta di Carlo Verdone: “E’ arrivato il momento che la pubblica amministrazione, senza privatizzare, dia delle concessioni, affinché si possa fare una gara”. Appelli che chiamano i romani alle urne, circa 2,4 milioni gli aventi diritto, anche per superare il nodo quorum. Secondo il Campidoglio affinchè la consultazione sia valida, essendo in presenza di un referendum consultivo non vincolante, sarà necessario raggiungere il quorum del 33,3%, ovvero un terzo degli aventi diritto (circa 760mila elettori). Ma secondo il Comitato promotore il quorum non deve essere applicato perchè il referendum è stato proclamato il 31 gennaio 2018, lo stesso giorno in cui è stato approvato il nuovo statuto del Comune di Roma che non prevede il quorum.
La diatriba finirà sicuramente davanti al Tar al quale il comitato promotore si è riservato di ricorrere. Di buon ora è arrivata la comunicazione di dove voteranno i radicali promotori del referendum: Riccardo Magi sarà a via Galvani, Alessandro Capriccioli in via Bonghi e Francesco Migliardi in via Tevere. E’ stato Matteo Di Paolo, coordinatore di Più Europa Roma, a commentare per primo la sentenza e a mettere in relazione l’assoluzione col referendum: “Accogliamo con sollievo l’assoluzione del sindaco della Capitale. Se c’è una cosa che rende conclusa l’esperienza grillina in Campidoglio è il tentativo meschino di sabotare il referendum di domani su Atac: i romani vadano a votare Sì”. (fonte Ansa)