Una compagnia aerea che perde 57mila euro l’ora, 1,3 milioni al giorno, per un totale di 500 milioni di perdite nel solo 2018. Questi i dati di Alitalia secondo Iata (l’organizzazione internazionale che riunisce buona parte delle aviolinee) riportati dal Corriere della Sera.
Mentre continua il tira e molla tra i possibili pretendenti al salvataggio della compagnia di bandiera italiana, ormai da molti anni in bilico, i numeri sono quelli di un rosso costante. Dal 2011 al 2017 Alitalia ha visto un calo dei passeggeri del 12,8%, e questo mentre in tutto il resto del mondo il traffico aereo aumentava del 42%. Nemmeno gli italiani si fidano più di volare con la compagnia di bandiera: solo il 14,8% la sceglie, contro il 36,3% che compra Ryanair e il 16,5% che vola con easyJet. A ben poco, quindi, sono valsi i 7,4 miliardi di euro di aiuti pubblici. E se è vero che il piano che il pretendente Lufthansa avrebbe voluto attuare, con una riduzione del personale del 40% e un taglio alla flotta, era davvero “lacrime e sangue”, quelli che possono essere visti come sprechi o privilegi non mancano. Come la tassa da 3 euro per finanziare un fondo di solidarietà per i dipendenti per i quali la cassa integrazione può superare il tetto dei mille euro mensili e dura sette anni. Cifre che quasi tutti gli altri lavoratori si sognano.
Intanto il gruppo Atlantia, che il governo vorrebbe tirare dentro la partita Alitalia, si chiama fuori. “Non posso dire nulla di più di quello che ho detto in occasione dell’assemblea di Atlantia. Premesso che Adr ha un appeal a livello globale che non è determinato dalle vicende di Alitalia e ci auguriamo che possa trovare un suo assetto definitivo. Anche Alitalia è un biglietto da visita dell’Italia. Abbiamo così tanti fronti aperti che non possiamo impegnarci su Alitalia che e’ un fronte complesso”, ha spiegato il ceo Giovanni Castellucci.