Le Ferrovie dello Stato giocano low profile sul dossier Alitalia, presentando un piano industriale che non sfiora minimamente il salvataggio della compagnia. I numeri sono da record. Uno per tutti: 58 miliardi di investimenti che verranno messi in campo nell’arco del quinquennio 2019-2023, un valore che non è mai stato così alto e che conferma il gruppo primo investitore del Paese. E con gli investimenti crescono i ricavi che al 2023 toccheranno quota 16,9 miliardi, anche con il contributo della crescita in Europa, la redditività con l’ebitda a 3,3 miliardi e utili per 800 milioni. Il tutto senza Alitalia, grande assente.
Lo stesso ceo di Ferrovie, Gianfranco Battisti, ha sottolineato come al momento manchi il tassello finale per completare il salvataggio. Quel partner da affiancare a Delya. “Alitalia al momento non è un’azienda del gruppo Ferrovie, è difficile fare un piano industriale senza la partecipazione strutturale ed economica. Siamo nella fase negoziale, abbiamo avuto una proroga fino al 15 giugno. Non ci sono novità. Nel caso chiudessimo l’operazione”, ha aggiunto Battisti, “riadatteremo velocemente il piano, che nei suoi pilastri fondamentali non cambierebbe molto”.