L’alta moda esce dalla sua comfort zone e approda “con tutte le scarpe” in altri mondi. I grandi stilisti si danno al cinema, all’arte, all’hotellerie e, ora più che mai, alla ristorazione.
I tre pilastri del Made in Italy e del Made in Europe, ovvero fashion, design e food, si amalgamano e diventano quasi una cosa unica. L’haute couture “guada” la passerella e si allarga alla ristorazione di lusso sfruttando il boom della gastronomia nel mondo.
Dopo Armani, Prada, Gucci, Trussardi, Bulgari e Dolce&Gabbana , ecc. è la volta di Vivienne Westwood. La stilista britannica inaugurerà, sulla scia dell’ascesa dei colleghi, una caffetteria a Milano che porterà la sua firma.
In realtà per la Westwood non si tratta di un esordio nel mondo della ristorazione, ma della replica di un modello di successo ben sperimentato nel continente asiatico. Il Vivienne Westwood Cafè ha già due sedi che “vanno molto di moda” in Cina. Una a Shangai e una ad Hong Kong.
Lo stile del locale, che ritroveremo nella sede meneghina, sarà un incrocio tra il British e il punk. Lo stesso mix che caratterizza e contraddistingue le linee di abbigliamento della rivoluzionaria Vivienne. La moda e la ristorazione dell’imprenditrice sono legate da un fil rouge che rende unica la sua rappresentazione del mondo, estremamente stravagante! Più che una caffetteria sarà, per coerenza con la sua nazionalità, una sala da thè inglese. Ci saranno pasticcini di ogni forma (tranne che della forma dei pasticcini!), biscotti a cuore serviti su alzatine d’argento, torte rosa e dettagli scozzesi. Ancora non sappiamo con precisione quando e dove aprirà la nuova location. Ma si vocifera che potrebbe sorgere vicino alla boutique di Vivienne Westwood in Corso Venezia 25.
Fu Giorgio Armani, già un ventennio fa, ad uscire per primo dalla sfera dei classici canoni della moda. Realizzò in maniera non convenzionale l’esigenza, tipica dei geni del fashion. Anticipare le tendenze. Con l’apertura dell’Hotel Armani e il lancio del ristorante giapponese Nobu, l’alta moda debuttava (con grande fermento) in luoghi inesplorati e rigorosamente di lusso!
Grazie a questo cambiamento oggi le firme top, oltre ad essere indossate, diventano un simbolo di appartenenza a qualcosa di esclusivo. La chiave del successo, oltre al grande gusto che hanno gli artisti della moda, è il fiuto imprenditoriale e la capacita di rendere trendy tutto ciò che toccano. E spesso, per i più scaltri, anche l’affiancamento a nomi della ristorazione già affermati, come è successo per Gucci. L’azienda toscana, per il suo ingresso nel mondo del food, si è affidata niente popò di meno che a Massimo Bottura, lo chef più famoso del mondo. Il binomio, che ha dato vita a “L’Osteria Gucci da Massimo Bottura” a Firenze, si è rivelato un successo travolgente.
Con la creazione di luoghi come il Martini Bar di Dolce e Gabbana (sempre in Corso Venezia 15 a Milano) la griffe di alta gamma diventa uno stile di vita.
Milano è certamente la piazza più favorevole per queste iniziative ma, ogni storia ha il suo luogo di origine. Come per il brand romano Fendi, che della città eterna ha fatto il suo quartier generale. Già da decenni integrato nel mondo dell’ospitalità e dell’alta cucina con l’hotel Villa Laetitia e il ristorante Enoteca La Torre.
Palazzo Fendi, molto noto per la sua bellezza e per le boutique che lo abitano, ha reso il luogo ancora più unico accogliendo il giapponese Zuma, che occupa i piani alti. Il ristorante, appartenente alla catena londinese con sedi sparse nel mondo, ha dato alla regale location un plus che mancava. Oggi la terrazza di Zuma è uno dei luoghi più belli e gettonati nel contesto degli happy hour high level degli aperitivi romani…
Intanto, noi, molto curiosi restiamo in attesa di assistere all’apertura del Vivienne Westwood Caffè!