Da una parte l’Ama, a cui i romani vorrebbero chiedere il rimborso della Tari, a causa della pessima gestione dei rifiuti nella Capitale. Dall’altra proprio i cittadini, che non ne vogliono sapere di versare la tassa sui rifiuti a un’azienda che a loro dire non garantisce un servizio adeguato. Ma Ama risponde picche, niente rimborso. Lo slalom sui marciapiedi tra il pattume fetido? Colpa (anche) dei romani. È questa in sostanza la linea di difesa dell’Ama, la partecipata del Campidoglio che in queste settimane di crisi dei rifiuti si prepara a fronteggiare le lettere di protesta dei cittadini che vogliono riavere indietro i soldi delle bollette. Soldi, ricorda il Messaggero, sborsati per un servizio che, nei fatti, non c’è o non c’è stato.
Il no di Ama è presto spiegato. Per Ama la tariffa sui rifiuti rappresenta infatti la quasi totalità dei ricavi della municipalizzata. In pratica, senza il versamento della Tari, Ama salterebbe. Guardando al conto economico dell’azienda, nel bilancio 2016, le entrate da contratto di servizio per l’igiene urbana si attestano sui 723 milioni di euro, su un monte ricavi da 809 milioni. Contratto con il Campidoglio che sta in piedi proprio sulla tariffa dei rifiuti stabilita dallo stesso Comune. Dunque, dal versamento della Tari, dipende il destino di Ama.