A Roma cambiano i confini dei municipi entro il 2021

Torre Spaccata sarà progetto pilota

Entro giugno 2021, data di termine della consiliatura guidata da Virginia Raggi, cambieranno i confini dei municipi di Roma. Il Campidoglio ha annunciato oggi l’avvio di uno studio in tal senso con l’obiettivo di “ricompattare le comunità territoriali”, spiega Angelo Sturni, presidente M5s della commissione Statuto Roma Capitale, che questa mattina ha raccolto l’istanza del comitato di quartiere Torre Spaccata che chiede di essere aggregato al VII anziché al VI municipio, fin dall’accorpamento del 2013 voluto dall’ex sindaco Gianni Alemanno quando i municipi della Capitale passarono da 20 a 15. “Il provvedimento del 2013 non ha vagliato con cura le caratteristiche dei territori – precisa Sturni –, calando dall’alto sui quartieri una decisione dettata da mere esigenze amministrative”.

Adesso il Comune vuole rivedere questi confini e l’istanza presentata dal comitato di quartiere di Torre Spaccata “potrebbe fare da progetto pilota da estendere ad altre situazioni analoghe”, propone il consigliere M5s Andrea Coia. Anche perché “lamentele simili sono arrivate da diversi comitati di quartiere negli anni passati”, chiarisce il collega Enrico Stefàno. Ad oggi non è possibile escludere la nascita di nuovi municipi o ulteriori accorpamenti, ma certamente il provvedimento potrà essere operativo soltanto a partire dalla prossima consiliatura e quindi quando Roma sarà chiamata al voto nel giugno del 2021. Questo perché “la comunità ha eletto dei rappresentanti nei municipi e sul territorio e non si possono cambiare le cose a consiliatura in corso”, sottolinea Sturni.

L’istanza presentata oggi in commissione Statuto Roma Capitale dagli abitanti di Torre Spaccata, quartiere alla periferia est di Roma, è giunta corredata da “1500 firme raccolte nel territorio in poco tempo, perché il disagio è fortemente sentito: siamo davanti a uno scollamento sociale nel territorio a causa di questo problema”, racconta Daniele Eleuteri, presidente del Cdq. Il problema attorno a cui ruota tutto è che “veniamo trattati come la Svizzera del VI municipio”, dice in maniera scherzosa Bruno Di Venuta. In pratica i cittadini lamentano uno scarso stanziamento di risorse e poca attenzione dagli uffici municipali essendoci nel territorio quartieri con problemi più ampi come Tor Bella Monaca o Borgata Finocchio. “Ci sono zone nel VI municipio in cui non c’è illuminazione o mancano le fognature e da noi con questa storia non si fa niente” e addirittura i rallentamenti si verificano anche in casi “in cui non servono fondi ma bisogna solo chiudere una pratica”, spiegano Eleuteri e la vicepresidente del Cdq Antonella Marotti.

Un esempio su tutti è quello del Teatro ex Enaoli (non Einaudi, come scritto in precedenza) “unico presidio culturale del territorio, che è pronto per essere aperto ma bisogna rintracciare alcuni documenti del 1989 che non si trovano e il municipio non si attiva perché non ne sente l’urgenza a causa di problemi più gravi in altri quartieri”, sottolinea Eleuteri. Nessun ostacolo è stato rappresentato né da parte dei due municipi coinvolti (VI e VII) né da parte dei membri della commissione capitolina competente. Il presidente Angelo Sturni si è quindi impegnato a “presentare una richiesta alla vicepresidente dell’assemblea capitolina Sara Seccia” e ha invitato “i cittadini del comitato di quartiere e i municipi a preparare degli atti d’indirizzo che possano fare da linea guida a provvedimenti successivi del consiglio comunale”.

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