Carla Ottoni, operatrice culturale e cittadina attiva, presidente dell’associazione Bianco e Nero, in questi giorni veste di nuovo i panni del direttore artistico di ‘Karawan, Festa di cinema, commedie e culture’, con la consapevolezza di maneggiare una ‘merce preziosa’ in un quartiere dove non esiste un cinema da trent’anni.
La multietnica Tor Pignattara è infatti priva di sale cinematografiche: l’Impero di via Acqua Bullicante è chiuso da decenni, ha cessato la sua attività anche il cinema Maestoso nel vicino quartiere Appio Latino, il cinema più vicino da raggiungere è il Nuovo Cinema Aquila al Pigneto.
Sullo sfondo dell’antico acquedotto romano, nel Parco Giordano Sangalli, Carla Ottoni fino al 12 settembre tira con determinazione le fila di un evento che da nove edizioni ha il merito di creare uno spazio di incontro fra le culture, usando il lasciapassare del sorriso.
“Lo scopo di questa edizione era proprio riprenderci gli spazi in senso fisico. Siamo tornati in grande stile in un parco che è anche un luogo simbolo, restituito ai cittadini dalle cure di un comitato di volontari. Tor Pignattara è un quartiere di frontiera, nato come stazione di arrivo di chi cercava lavoro a Roma spostandosi dalle regioni del centro Italia: con la globalizzazione sono arrivati qui residenti da tutto il mondo, Bangladesh, Nord Africa, Est Europa, oltre ad una grande comunità cinese. Vogliamo rivedere il concetto di periferia: perché quando si apre, e accoglie anche residenti di altri quartieri con un’offerta culturale di livello, allora diventa ‘centro’, di condivisione e di aggregazione”. Spiega Carla Ottoni.
La manifestazione Karawan celebra il piacere di stare insieme nel segno della leggerezza, trattando temi importanti con un linguaggio nuovo. “Per questo motivo sono state selezionate commedie d’autore (ndr provenienti da Taiwan, Marocco, Ucraina, India, Tunisia, Bangladesh, Italia). Proiettiamo film brillanti con un finale positivo, portatori di un messaggio di riscatto e di rivincita, anteprime di film spesso difficilmente reperibili nei circuiti della grande distribuzione” aggiunge.
Siamo in pieno settembre, e le elezioni per il nuovo sindaco sono entrate nel vivo. Cosa chiede Ottoni al primo cittadino che verrà? “Più spazi culturali nelle periferie, agevolare le aperture di luoghi dove sia possibile ospitare biblioteche ed eventi. A Tor Pignattara, dove ora c’è solo Fortezza Est (teatro con un bookshop nel foyer) è una necessità. Qui la sfida della convivenza multiculturale è tutta sulle spalle dei cittadini, e affidata al loro buonsenso. Viviamo in un laboratorio, ogni giorno un esperimento. Ci vorrebbe una progettualità più ampia per sostenere questi quartieri”.
E se fosse sindaco per un giorno? “Darei più autonomia ai municipi. Roma è una città troppo grande, che non può dipendere dal centro storico. Per risolvere alcune questioni serve rapidità di intervento”.