Paperoni di tutto il mondo affrettatevi perché l’asta del secolo sta per cominciare. È questo il senso ultimo della e-mail inviata nelle scorse settimane a circa 20.000 indirizzi di posta elettronica che fanno riferimento agli uomini più facoltosi del pianeta e alle più esclusive società di intermediazione immobiliare, annunciando che il 19 gennaio scatterà l’asta per aggiudicarsi il Casino dell’Aurora, anche noto come Villa Ludo visi, una delle più belle dimore storiche di Roma, capace di far impallidire la stessa Villa Borghese.
Il valore d’asta – precisa ‘’La Repubblica’’ che dededica un dettagliato articolo – è calcolato in 471 milioni di euro, ma il legislatore ha fissato l’offerta minima che il tribunale è obbligato ad accettare a 353 milioni. Tanto valgono i 2.800 metri quadri, eccezionali non solo per le loro caratteristiche architettoniche quanto perché all’interno si trova l’unico affresco mai realizzato da Caravaggio, dove campeggia lo scandaloso Plutone con il sesso in primo piano.
L’immobile era di proprietà del principe Nicolò Boncompagni Ludovisi, erede di una delle famiglie nobili più ricche e potenti di Roma, capace di prestare alla chiesa due papi (Gregorio XIII e Gregorio XV), e di possedere alcuni degli angoli più belli della città, dal rione Ludovisi a via Veneto.
Dopo la morte del principe Nicolò, 1’8 marzo del 2018, l’ultima vestige della dinastia diventa oggetto di uno scontro ereditario tra la terza moglie del principe, la texana Rita Jenette, e i figli nati dal primo matrimonio ai quali lo stesso Nicolò aveva lasciato in dote parte dell’immobile.
L’amaro epilogo di questa storia si consuma in un’aula di tribunale, dove subentra un pignoramento su una porzione di proprietà che nessuno degli eredi è in grado di rifondere economicamente. Da qui la decisione del tribunale di Roma di mettere il bene all’asta.
Il boccone è ghiotto, oltre che per il Caravaggio anche perché numerose sale all’interno del palazzo sono affrescate dal Guercino. Roma, la sua storia, la sua arte e le sue bellezze tutte in un immobile: non stupisce allora che nelle scorse settimane – apprende ‘’La Repubblica ‘’ – sia venuto più volte in visita un discreto emissario in rappresentanza di un noto Emiro, che sarebbe pronto a “rovinarsi” per mettere il suo nome sul citofono della dimora.
Tutto (o quasi) si deciderà il 19 gennaio, quando verrà aperta l’asta telematica, una parente delle aste online dove vecchi amanti del vintage si contendono di notte un paio di Nike d’annata.
Stavolta però il candidato all’acquisto dovrà depositare da subito il 10% della sua offerta ed essere pronto a rilanciare a colpi di 1 milione di euro. Una volta aperte le contrattazioni, i rilanci andranno avanti per 24 ore quando l’asta si chiuderà e il tribunale verificherà se esiste un’offerta accettabile.
È in questo momento che entrerà in gioco il convitato di pietra, ovvero lo Stato italiano. Il bene è infatti assoggettato a vincolo e dal 1987 riconosciuto dal ministero dei Beni Culturali di valenza nazionale. Allo Stato sarà quindi riconosciuto il diritto di prelazione: una volta assegnata la villa a un compratore, il ministero dei Beni Culturali potrà dichiarare la propria intenzione di acquistare l’immobile allo stesso prezzo dell’offerta e così aggiudicarselo, evitando che l’unico affresco di Caravaggio finisca nelle mani di un privato.
Se invece l’asta dovesse andare deserta, o non raggiungere il valore minimo, si procederà a fissare delle vendite successive nelle quali, di volta in volta, il valore di base verrà decurtato del 20%. L’unica insperata circostanza che farebbe vergognare perfino il Plutone libertino.