“Roma è la città più a rischio alluvioni in Europa”. Erasmo D’Angelis, già a capo dell’Agenzia nazionale contro il dissesto idrogeologico, ora è Segretario generale dell’autorità di bacino dell’Italia centrale e del Tevere.
“Siamo molto preoccupati – afferma intervistato da ‘La Repubblica’ – perché siamo di fronte a eventi estremi che hanno fatto saltare tutti i calcoli dei tempi di ritorno delle alluvioni, ovvero la cadenza ciclica ma molto distante nel tempo con cui si ripetevano. Adesso la temperatura del Mediterraneo è aumentata di un grado ciò ha fatto alzare il surriscaldamento del nostro mare. Quindi l’atmosfera trattiene sempre più vapore acqueo e lo scarica con piogge a carattere esplosivo mai viste prima”.
Il Tevere è un fattore di rischio? “Il Tevere ha una storia di alluvioni molto lunga dal 401 a.c all’ultima del 2014. In tutto ci sono state 196 grandi alluvioni che ìo hanno fatto passare da una capacità di 240 metri cubi al secondo a 4mila metri cubi. Insomma può farei ancora male. E il nostro incubo è un’alluvione come nel 1937: quell’anno il fiume allagò Ponte Milvio e la foce che allora erano campagna. Oggi è tutto urbanizzato”.
Anche in modo abusivo. “Sì, purtroppo. Il piano di assetto idrogeologico mette in evidenza che in Europa l’area più a rischio di alluvioni è l’area metropolitana di Roma. Sulle rive del fiume da Castel Giubileo alla foce ci sono almeno 120 ettari di superficie urbanizzata per circail90%in modo abusivo. Pensiamo all’Idroscalo, a Ostia Antica, Fiumicino, ma anche nel centro della città abbiamo 3 km di banchine nel degrado totale e 9 km di sponde ricoperte da vegetazione infestante, discariche abusive e ricoveri di senzatetto, da San Paolo fino a ponte Milvio”.
“Sono almeno 300.000 – rileva D’Angelis – i residenti a rischio. E vanno regolarizzati i 59 locali galleggianti sul fiume: nel 2008 finirono sotto ponte Sant’Angelo. Abbiamo sbarramenti a Castel Giubileo, Corbara, Nazzano, ma non bastano2. Perché? “Il riscaldamento globale ha modificato la dinamica fluviale con una accelerazione dei rischi potenziali di alluvioni, ma Roma oggi non sarebbe in grado di reggere neanche un forte acquazzone. Abbiamo già visto nel 2017 allagamenti a Colosseo, San Paolo, Tiburtina, Roma nord: bisogna pulire le caditoie e la rete fognaria perché abbiamo rilevato 700 km di fossi e canali di scolo in città che prima sfociavano nel Tevere e nell’Aniene e oggi sono tombali da rifiuti e vegetazione. E l’ultima manutenzione è di 29 anni fa. Oggi stiamo intervenendo sui canali più pericolosi e abbiano avviato la prima gara per progettare un sistema di invasi in grado di contenere 50 milioni di metri cubi di acqua del Tevere tra Umbria e l’alto Lazio, dove il fiume riceve tanti affluenti”.