I lavoratori del settore alberghiero protestano in piazza del Campidoglio contro i licenziamenti che riguardano diverse strutture di Roma, mentre l’Assemblea capitolina è riunita in un consiglio straordinario per affrontare la crisi del turismo nella Capitale.
“Volemo lavora’, lavoro, lavoro”: è lo slogan urlato da alcune centinaia di lavoratori. Palloncini rossi e blu sovrastano la piazza, insieme alle bandiere dei tre sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil. I lavoratori sono per lo più assiepati sulle scale dell’Arce capitolina, espongono cartelli. “Salviamo il turismo, tutti uniti contro la piaga dei licenziamenti”, si legge su un manifesto bianco con la scritta rossa. “Dopo tante promesse, questa è la ricompensa”, recita uno striscione.
Nel 2021 a fronte di un calo di presenze del Paese del 36 per cento, a Roma il calo è stato dell’80 per cento. Oggi su 1.200 hotel, 410 sono chiusi. In questo momento nella Capitale sono diverse le grandi catene investite da procedure di licenziamento: 164 riguardano lo Sheraton, 47 il Majestic, 41 l’hotel Cicerone, 51 l’Ambasciatori Palace.
Tra fischietti e trombette, Annalisa, da trent’anni impiegata allo Sheraton come responsabile in turno dei servizi di ricevimento, spiega: “La mia è una professionalità altamente qualificata, bisogna conoscere le lingue, i programmi operativi e avere la capacità di gestire una enorme mole di lavoro: lo Sheraton ha 650 camere, è come sette hotel in uno, con i suoi 2mila o 3mila clienti al giorno. Diciamo pure che in trent’anni lo Sheraton lo abbiamo fatto noi, noi siamo lo Sheraton”, chiosa.
Soave ha 58 anni, dal 1989 lavora allo Sheraton. “Sono entrato a 26 anni come addetto ai servizi di portineria notturni – racconta -. Ho 30 anni di servizio, ora sono primo segretario di ricevimento. Con la pandemia siamo andati in cassa integrazione, il mio stipendio è stato dimezzato a 700 euro al mese. Avevamo la speranza di poter rientrare passata la pandemia, ma a termine del blocco dei licenziamenti hanno avviato la ristrutturazione che procede spedita e a noi hanno comunicato la procedura di licenziamento. Tra venti giorni rischiamo di finire tutti in strada. Mia moglie che ha una patologia è dovuta tornare a cercarsi lavoro, ha trovato un part time, ma così non si può andare avanti a lungo. Crediamo sia stata colta la scusa della pandemia per licenziare tutti. Alla mia età è anche molto difficile ricollocarsi”.
Intanto in Assemblea capitolina, oggi riunita in seduta straordinaria, si stanno rincorrendo gli interventi delle associazioni di categoria e dei sindacati, chiamati a fotografare la situazione del settore a Roma e a proporre interventi. “Sena regole chiare che evitano la libertà delle aziende di licenziare il rischio è che vengano coinvolti 5mila lavoratori in tutta Roma”, ha detto Natale Di Cola della segreteria della Cgil di Roma e del Lazio, a margine dei lavori dell’Aula Giulio Cesare.
Ad aprire la seduta è stato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che tra le altre cose ha chiesto di realizzare “una sorta di tavolo di crisi di fatto sul turismo a Roma per sviluppare misure strategie specifiche di sostegno per un comparto che vale il 15 per cento del Pil della Capitale e che quindi non può che essere una priorità”. La proposta è stata accolta favorevolmente dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando: “Nessun piano può cogliere pienamente l’impatto dello sviluppo della crisi in atto, quindi piena disponibilità ad aprire un tavolo e capire come riusciamo ad adeguarlo e renderlo funzionale al passaggio che l’offerta turistica sta affrontando nella città di Roma”, ha detto il ministro.
Il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha invece ricordato che “è una situazione complicata quella di Roma. Degli 1,8 miliardi distribuiti in varie forme di sostegno a Roma è arrivato il 9,3 per cento, pari circa a 170 milioni, perché da un lato è tale il peso di Roma nel comparto nazionale, dall’altro lato le misure sono andate dove c’era maggiore sofferenza: è questo è il dato preoccupante e drammatico. Questo dato – ha assicurato – si rifletterà anche sulle misure future. I sostegni lasciano il tempo che trovano, come diceva giustamente il sindaco Gualtieri, la ripartenza si avrà con il ritorno dei turisti: è quello che serve, non un sussidio eterno”.