Con il crollo della produzione nazionale di olive, stimato del -30%, le famiglie italiane devono dire addio a quasi 1 bottiglia su 3 di olio extravergine Made in Italy mentre l’esplosione dei costi, in media del 50%, sta mettendo in ginocchio le aziende agricole e i consumatori dovranno far fronte ai rincari dei prezzi al dettaglio.
E’ quanto emerge dal report “2022, la guerra dell’olio Made in Italy” di Coldiretti e Unaprol diffuso in occasione dell’avvio lungo la penisola della raccolta delle olive 2022/2023 in un anno profondamente segnato dai cambiamenti climatici e dai rincari di energia e materie prime. A pesare sulla produzione nazionale, con un calo stimato del -30%, è stata una siccità devastante che ha messo in stress idrico gli uliveti. A Roma, oggi, presso la sede di Coldiretti sono state spremute in un vero frantoio, le prime olive di quest’anno. La raccolta, riferiscono Coldiretti e Unaprol, è partita in Sicilia, con una produzione in netto calo rispetto alla campagna precedente, attestatasi intorno a 330 milioni di chili di olio prodotto. Il calo è diffuso del Sud Italia, specie nelle regioni più vocate all’olivicoltura come Puglia e Calabria, che da sole rappresentano circa il 70% della produzione olivicola nazionale- Nelle regioni centrali, come Lazio e Toscana, l’andamento è a macchia di leopardo con un leggero rialzo della produzione rispetto all’anno precedente, stimabile tra il 10 e il 20%.
Sembra andar meglio invece nel resto d’Italia con il Nord, che segna un aumento produttivo attorno al 40-60% fra Liguria, Lombardia e Veneto. “Con l’esplosione dei costi aumentati in media del 50% nelle aziende olivicole – evidenziano Coldiretti e Unaprol – quasi 1 su 10 (9%) lavora in perdita ed è a rischio di chiusura”, secondo dati Crea. “Olivicoltori e frantoiani sono costretti a fronteggiare l’incremento dell’elettricità, i cui costi sono quintuplicati. E se i costi crescono per l’olio extravergine d’oliva sono attesi forti rincari – evidenziano Coldiretti e Unaprol – sugli scaffali in autunno con l’arrivo delle nuove produzioni”.