Roma non è una città per navette. O meglio: quando un utente medio del trasporto pubblico capitolino apprende che il tram o la metro che utilizza quotidianamente per andare a scuola o a lavoro verrà sostituita da una navetta, intuisce che qualcosa andrà male. È esattamente quello che sta succedendo in questi giorni sulla linea 2, lo storico tram che collega Piazzale Flaminio con Piazza Mancini.
Ma andiamo per gradi.
Due settimane fa Atac ha annunciato generici “lavori di manutenzione” su tre importanti linee tranviarie della Capitale: il tram 3, il 19 e per l’appunto il 2. Per quanto riguarda il tram 2, i lavori erano previsti da lunedì 3 a domenica 16, dopo di che sarebbero tornati i tram. Nelle scorse due settimane il servizio di navette sostanzialmente ha retto: c’era la calca mattutina di studenti e lavoratori, abituati agli ampi spazi del tram divenuti angusti all’interno di vetture sostitutive, c’era il traffico che viceversa non subirebbe il tram, ma tutto sommato il servizio è riuscito a non causare eccessivi disagi alla maggior parte dei pendolari.
Qualche giorno fa, invece, la svolta negativa.
Atac, infatti, ha comunicato a ridosso di lunedì 17 che il servizio sul tram 2 – così come sul 3 e sul 19 – non sarebbe tornato alla normalità, visto che “proseguono i lavori di manutenzione alla rete tramviaria”. Così due giorni fa gli utenti del 2, spaesati, si aggiravano incerti di fronte a Piazza del Popolo non sapendo se attendere il tram sull’apposita fermata all’inizio di viale Flaminio o se aspettare la navetta come nei giorni precedenti. Ma il fatto grave è che ieri e altro ieri si è creato un cortocircuito organizzativo nel servizio delle navette sostitutive, come se il non-ritorno del tram 2 fosse stato frainteso o non organizzato opportunamente. In che modo? Lunedì e martedì mattina, rispetto alle due settimane precedenti, in piena ora di punta (8,15-8,45) la frequenza delle navette sostitutive ha toccato i 10 minuti di attesa, un’enormità per una linea affollatissima dove gli utenti abituali sono soliti ad attese molto minori. Con il tram attivo ma anche con il servizio sostitutivo. Il risultato del ‘cortocircuito’ è facilmente immaginabile: calche disumane, utenti disorientati e inferociti e discussioni al limite della rissa tra chi riusciva a prendere il mezzo e chi era costretto a uscire, perché in bilico tra l’entrata e l’uscita, ma faceva resistenza perché non voleva perdere la tanto attesa navetta sostitutiva.
Homo, homini, lupus, l’avrebbe chiamata il grande filosofo Thomas Hobbes: la grande lotta animalesca, all’ultimo sangue, tra chi – per sopravvivenza e necessità – è costretto a vivere in una dimensione pubblica e sociale. Qui, senza scomodare i maestri del pensiero, sarebbe bastata un po’ più di comunicazione e di organizzazione. Sperando che stamattina o le prossime la storia si ripeta.