Il Pier Paolo Pasolini politico in mostra al MAXXI di Roma

Terzo atto dell’esposizione sul poeta friulano. Al centro la critica del regime mussoliniano

Come la Trilogia della Vita – il trittico girato da Pasolini tra il 1971 e il 1974 e comprendente Il Decameron, I racconti di Canterbury e Il fiore delle Mille e una notte – così, con la terza mostra si conclude l’omaggio di Roma al grande poeta e intellettuale friulano. Dopo il Palazzo delle Esposizioni e Palazzo Barberini è stato il MAXXI a ospitare il terzo e ultimo atto della full immersion su Pasolini, quello sul corpo politico.

Un viaggio, andato in scena nel Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Via Guido Reni, che si snoda attraverso il materiale originale dell’autore con gli omaggi e l’ispirazione che artisti contemporanei di tutto il mondo hanno dedicato a Pasolini.

Al centro dell’esposizione c’è la critica di Pasolini al regime mussoliniano, che ha visto in “Salò o le 120 giornate di Sodoma” l’opera più controversa del regista di cui sono esposti i dattiloscritti originali, le foto di scena ma anche una monumentale istallazione di Fabio Mauri che ha ricreato il Gran Consiglio del Fascismo con statue in cera:

O le gigantografie di Franco Freda e di Augusto Pinochet, rappresentanti di quella destra eversiva che vedeva nell’anticonformismo pasoliniano – tinto di omosessualità, comunismo e cattolicesimo contadino – un nemico da combattere:

Sono stati i neofascisti a uccidere Pasolini? Ancora resta un mistero, ma tra le mura del MAXXI l’artista Elisabetta Benassi ha ricostruito la scena possibile della morte del poeta all’Idroscalo di Ostia con un’Alfa Romeo GT Veloce degli anni Settanta al buio, con i fari accesi, come se si trovasse nel luogo dell’omicidio:

Le foto del poeta – ritratto in posa o in movenze spontanee – legano la mostra al corpo di Pasolini: lo sguardo severo e profondo, quel corpo margo ma nerboruto, amante delle infinite partite di calcio nelle periferie romane, un corpo straziato e oltraggiato quella notte del 2 novembre 1975 ma ancora vivo nella memoria collettiva, tra gli scaffali nelle librerie e nei ritagli di giornale:

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