“Esprimiamo il nostro disappunto per le modalità, i criteri di selezione, il mancato coinvolgimento delle parti interessate e i tempi di pubblicazioni dei bandi del Psr da parte dell’assessorato regionale all’agricoltura, guidato da Enrica Onorati”. Lo dice il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, sottolineando che le misure riproposte ricalcano quelle del vecchio Programma di sviluppo rurale (Psr), con tutti gli elementi di fragilità che in questi anni si sono dimostrate totalmente inefficaci, soprattutto per quanto riguarda le tempistiche e la burocrazia. Motivo che ha spinto la Coldiretti Lazio a disertare il tavolo di partenariato con la Regione fissato per lo scorso giovedì.
“Chiediamo semplificazione ed equità per tutti i territori – prosegue Granieri – non c’è stata quella concertazione, che è invece necessaria per poter programmare l’agricoltura del Lazio. Queste scelte condannano il sistema imprenditoriale a essere vessato dalla burocrazia. Qualcuno intervenga”.
Gli investimenti produttivi agricoli previsti nel documento strategico regionale 2023-2027 prevedono risorse non adeguate e un criterio selettivo che non consente a molte aziende di partecipare. Il numero di operatori a cui questi investimenti sono rivolti, spesso è esiguo, a dimostrazione che non c’è strategia e progettualità nell’assessorato di Enrica Onorati. Gli investimenti per la prevenzione e il ripristino del potere produttivo agricolo, ad esempio, sono rivolti ad appena 30 operatori.
“Ci lasciano davvero perplessi le modalità di pubblicazione dei bandi – continua Granieri – come ad esempio quello sul biologico che lascia uno strettissimo arco di tempo alle aziende interessate ad entrare nel sistema biologico per la prima volta”. A riguardo Coldiretti Lazio aveva scritto proprio lo scorso 14 dicembre all’assessora all’Agricoltura, Enrica Onorati, chiedendo tempi adeguati per l’adesione delle nuove aziende.
“Con i criteri di selezione applicati dalla regione – prosegue Granieri – si penalizza fortemente una vasta fascia di imprenditori agricoli che non hanno modo di poter partecipare ai bandi. Aziende penalizzate anche dalla complessità dei bandi che vanno contro i nostri criteri di semplificazione burocratica”. Un nuovo Programma di sviluppo rurale che rischia, dunque, di non essere funzionale per le aziende, che resterebbero intrappolate nella maglie della burocrazia e dei suoi tempi lunghi. Una situazione che porta spesso al mancato utilizzo dei fondi messi a disposizione dell’Europa.
“Con una selezione così restrittiva – conclude Granieri – e dei criteri particolarmente selettivi come quelli che sono stati applicati, si rischia di lasciare inutilizzati i fondi messi a disposizione anche dall’Europa per il settore agricolo. La Regione, inoltre, appare in questo modo poco competitiva, a fronte di una mancata concertazione con le parti interessate che meglio avrebbero potuto rappresentare quelle che sono le istanze che provengono dagli agricoltori e dai territori”.