“Sto leggendo le dichiarazioni rilasciate dalla Asl 2 dicono che hanno garantito tutta l’assistenza necessaria, che alle puerpere viene fatta firmare un’autorizzazione a tenere i figli con loro… Bellissime parole, peccato non siano veritiere”. Così al Messaggero la mamma del neonato di tre giorni, trovato morto all’ospedale Pertini di Roma nel letto in cui la donna lo teneva dopo averlo allattato ed essersi addormentata.
“Più volte ho chiesto in reparto di essere aiutata perché non ce la facevo da sola e di portare per qualche ora il bambino al nido per permettermi di riposare, eppure mi è stato detto sempre di no”, aggiunge. “Non è che si giustificassero in qualche modo. Dicevano che non era possibile e basta. E io rimanevo lì a dovermi occupare di tutto. Dovevo allattare il piccolo, cambiarlo, riporlo nella culletta accanto al letto, e ho dovuto farlo anche subito dopo il parto anche se ero sfinita”.
“E’ un dolore inimmaginabile: la famiglia si è chiusa e per la signora questi sono giorni terribili. Non c’è nulla di più straziante della perdita di un figlio”. E’ quanto afferma l’avvocato Michela Tocci legale, assieme al collega Alessandro Palombi, dei genitori del neonato morto.
Al momento in procura il fascicolo avviato dopo la segnalazione dell’ospedale è contro ignoti. Si procede per omicidio colposo. La legale annuncia che nei prossimi giorni incontrerà i suoi assistiti.
“Valuteremo con loro di presentare un esposto. Dell’autopsia, svolta il 13 gennaio, non sappiamo nulla perché bisognerà attendere i 60 giorni che il consulente ha chiesto alla Procura”.
Negli atti dell’indagine una serie di documenti e la cartella clinica della madre.