È sempre più lontana l’ipotesi di vedere la Ss Lazio giocare allo stadio Flaminio di Roma. Dopo l’interruzione delle trattative tra il Campidoglio e il presidente della squadra biancoceleste, Claudio Lotito, per la riqualificazione dell’impianto si sono fatte avanti Cassa depositi e prestiti e Istituto del Credito sportivo. Entro l’anno potrebbe essere raggiunto un accordo con Palazzo Senatorio, in alternativa l’assessorato allo Sport di Roma chiederà l’intervento diretto del governo.
“Ad agosto dello scorso anno il presidente della Ss Lazio, Claudio Lotito ha chiesto l’accesso agli atti e ha ottenuto, per conto della Lazio, qualunque documento relativo alla struttura per capire la fattibilità di una proposta di partenariato pubblico-privato. Ai primi di settembre il Campidoglio ha consegnato i documenti. E da allora a oggi la Lazio non ha mai fatto una proposta”, ha spiegato questa mattina l’assessore capitolino allo Sport, Alessandro Onorato, nel corso di un sopralluogo all’impianto, abbandonato da dodici anni, organizzato dalla commissione capitolina Sport, presieduta da Ferdinando Bonessi di Europa verde.
“Possiamo dire – ha aggiunto – che c’è una proposta da parte di Cassa depositi e prestiti e Istituto per il credito sportivo che però, a oggi, non abbiamo ancora visto. Tuttavia c’è un dialogo molto avanzato, per un’idea di valorizzazione dell’area”. Entro il 2023 il progetto per la riqualificazione dell’impianto sportivo – utilizzato l’ultima volta per il torneo di rugby Sei Nazioni nel 2011 – potrebbe vedere la luce del sole. E se così non fosse “ci presenteremo dal ministro dello Sport e dal presidente del Consiglio, che sono romani per fortuna, e chiederemo un contributo: noi faremo la nostra parte”, ha assicurato Onorato. “Entro quest’anno capiremo se gli interessati lo sono davvero davvero” ma “il ministro Abodi sembra molto ottimista circa la proposta fatta da Cassa depositi e prestiti e Istituto per il credito sportivo”, ha chiarito Onorato. “Con il ministro il tavolo è permanente, ci avrò parlato centinaia di volte al telefono e cinque o sei volte fisicamente: noi non accettiamo che il Flaminio possa essere una Cenerentola”, ha concluso l’assessore.