Economia/stipendi: Bankitalia prevede un aumento, difficile credergli 

La precaria situazione economica non crea le condizioni favorevoli e il governo non si dimostra impegnato in modo appropriato per favorire la crescita del Paese 

Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, sostiene che ora un aumento degli stipendi è “fisiologico” per far recuperare potere d’acquisto alle famiglie e aiutare i consumi e la ripresa economica, e non c’è  rischio di un nuovo aumento dell’inflazione. All’invito esplicito del governatore alle aziende pubbliche e private segue però anche la denuncia di una situazione economica sul piano internazionale che non è delle più facili. Ai conflitti in Ucraina e in Medioriente, agli attentati nel canale di Suez, si aggiunge la grave crisi immobiliare della Cina e l’incertezza sulla prossima guida degli Stati Uniti.

Di fatto al suo primo discorso, al Congresso degli operatori finanziari di Assiom Forex, il governatore ha preso in contropiede il governo Meloni, assediato dal popolo dei trattori agrari. Agricoltori e allevatori, bypassando le associazioni di categoria, hanno denunciato con vigore le remunerazioni troppo basse e i loro problemi, giusti o discutibili che li angustiano e che finora il ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, aveva ignorato.

Altrettanto disinteresse dell’esecutivo vale per le infrastrutture di Roma per il Giubileo e il Pnrr. L’assessora ai lavori pubblici Ornella Segnalini ha infatti sottolineato che il Governo dovrebbe attribuire alla Capitale un ruolo speciale, che consentirebbe di retribuire con un giusto stipendio, (rispetto 1.300/1.500 euro mensili)  i dipendenti del dipartimento dove, in un momento particolarmente critico, è in atto un depauperamento del personale, mentre i bandi per rimpiazzarli vanno deserti.

Per non dire di tanto sbandierare di merito e di formazione da parte dei ministri dell’Istruzione e dell’Università, Giuseppe Valditara e Anna Maria Bernini, che lasciano però lo stipendio dei ricercatori universitari intorno ai 2000 euro, che è la metà rispetto alle retribuzioni all’estero, provocando l’esodo verso altri Paesi di giovani formati nei nostri atenei. Inoltre molte aziende nel settore della e-commerce e della grande distribuzione continuano ad offrire una base di stipendio molto bassa, tanto che non trovano nuovo personale. Così non fanno fatica i sondaggisti a rilevare che lavoratori italiani sono in gran parte insoddisfatti della loro retribuzione e i più scontenti in assoluto risultano coloro che hanno retribuzione fissa.

La Retribuzione Annua Lorda, RAL, secondo l’Osservatorio Job Pricing, su dati raccolti nel 2022, pubblicati lo scorso gennaio da Forbes, la media nazionale è di 30.284 euro (37.073 nella P.A.), notevolmente inferiore rispetto alla media Ocse di circa 45.000 euro. In particolare per i dirigenti è di 103.418 euro, per i quadri 55.632 euro, per gli impiegati 32.174 euro e per gli operai 25.522 euro. Le professioni che guadagnano di più sono banche e servizi finanziari, ingegneria, farmaceutica. Tra nord e sud del Paese la differenza è del 14 per cento.

Da queste premesse non è facile credere che la previsione della Banca d’Italia diventi una realtà.  Soprattutto con un governo che non ha voluto il salario minimo, ma ha consentito alle banche di accumulare una mole straordinaria di profitti, solo grazie al largo margine fra tassi passivi (ad esempio sui mutui) e tassi attivi (conti correnti). Come il popolo dei trattori, la gente comincia a fidarsi sempre meno e in previsione di tempi sempre più difficili, tende a risparmiare e comunque a diminuire e selezionare le spese, provocando una transizione anche nei consumi che si riflette sull’andamento delle aziende e dei settori di appartenenza. Particolarmente colpito per ora l’abbigliamento, che ha beneficiato ben poco della stagione dei saldi. Un campanello di allarme per altri settori industriali e attività commerciali.

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