Il Ministro dei beni e delle attività e del turismo, Dario Franceschini, e il Sindaco di Roma Capitale, Ignazio Marino, hanno firmato ai Mercati Traianei, in occasione del 2.768esimo Natale di Roma, l’accordo per la valorizzazione dell’area archeologica centrale di Roma. “Quello che firmiamo oggi – ha dichiarato il Ministro Franceschini – è un accordo che resterà nel tempo, un passo storico che supera le attuali frammentazioni e permetterà di valorizzare l’area archeologica più importante del mondo”. Viene finalmente sottoscritto così un accordo tra Mibact e Roma Capitale per superare la divisione di competenze e funzioni tra Stato e Comune nell’Area archeologica di Roma e assicurarne la gestione unitaria, dinamica ed efficiente. Si ricompone così una frattura storica nel nome di un patrimonio culturale da tutti percepito come unico e indivisibile.
Unica cabina di regia: nasce il ‘Consorzio per i Fori di Roma’
Nel pieno rispetto della normativa sulla tutela, che resta saldamente in capo allo Stato, si superano le attuali frammentazioni presenti nell’Area archeologica urbana più importante al mondo e trova piena attuazione il modello designato dal Codice dei beni e delle attività culturali per la cooperazione tra enti pubblici. L’Accordo Mibact-Roma Capitale è un atto fondamentale con cui si riconosce la centralità dei beni e dei monumenti prima ancora delle istituzioni che li detengono. Nasce così un nuovo soggetto giuridico che diventerà l’unico interlocutore per cittadini, visitatori, imprese, mecenati. La gestione unitaria, dinamica ed efficiente dell’area archeologica sarà garantita dal ‘Consorzio per i Fori di Roma” a cui Stato e Comune demandano la definizione del Piano strategico di sviluppo culturale e di valorizzazione dell’area. Il Consorzio sarà retto da un consiglio di amministrazione composto da un Presidente (nominato dal Ministro d’intesa con il Sindaco), dal Soprintendente per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’area archeologica di Roma e dal Sovrintendente Capitolino ai beni culturali. Il Consorzio avrà autonomia finanziaria e, per garantire che le regole di gestione rispondano a principi di efficienza e speditezza,verrà attribuita la carica di Consigliere-delegato al Soprintendente per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’area archeologica centrale. Il Consorzio sarà dotato di risorse iniziali conferite dal Comune e dal Ministero e continuerà ad essere sostenuto fino al raggiungimento dell’autosufficienza dell’equilibrio finanziario da perseguire mediante la ricerca autonoma di finanziamenti, mentre gli introiti dei monumenti gestiti affluiranno direttamente ai rispettivi proprietari. Il Consorzio provvederà, tra l’altro, alla gestione diretta o indiretta delle attività di valorizzazione dei beni affidati (servizi aggiuntivi), alla organizzazione di mostre, convegni, spettacoli e manifestazioni, alla promozione di studi, ricerche, attività didattiche e divulgative, alla progettazione e realizzazione di percorsi turistici e itinerari di visita, alla promozione dell’adeguamento delle infrastrutture di collegamento all’area archeologica per migliorarne l’accessibilità. Tutto questo servirà a consolidare l’identità culturale di Roma e a rafforzare la memoria sociale della sua comunità, favorendo la riappropriazione da parte dei cittadini del patrimonio culturale del proprio territorio.
Non un Parco archeologico, ma il cuore pulsante di Roma
I numeri dell’Area archeologica sono straordinari e senza paragoni considerandone la collocazione al centro del tessuto urbano: 45 ettari di estensione, circa 6,5 milioni di visitatori all’anno, oltre 42 milioni di introiti da biglietteria. Grazie all’Accordo firmato oggi l’Area archeologica centrale avrà nuove possibilità di sviluppo pur restando il cuore della città antica e della città moderna: uno spazio vitale e vivo, capace di rendere esplicito il senso dei luoghi e dei monumenti, evitando ogni forma di separatezza tra la città moderna e antica.
Il quadro storico culturale
La sistemazione dell’area archeologica centrale di Roma è da secoli al centro del dibattito culturale, politico e urbanistico. Il primo approccio risale al progetto napoleonico per il Giardino del Campidoglio di Louis-Martin Berthault, al quale seguirono, con l’Unità d’Italia, la legge voluta da Guido Baccelli nel 1887 e i tre piani regolatori del 1873, 1883 e 1909 che prevedevano la realizzazione di un asse di collegamento tra l’area di Piazza Venezia e quella del Colosseo coerente con l’asse viale trasversale di via Cavour, poi effettivamente realizzato con gli sventramenti degli anni Venti e Trenta del Novecento che portarono all’eliminazione del quartiere dei Pantani e di buona parte della Velia con la nascita dell’attuale via dei Fori Imperiali. Dopo decenni di silenzio e disinteresse, il dibattito si riaccese tra gli anni Settanta e Ottanta, in particolare con le iniziative delle Giunte dei Sindaci Argan, Petroselli e Vetere stimolate dagli allarmi lanciati dall’allora Soprintendente La Regina e da Antonio Cederna riguardo il degrado dei monumenti e dell’intera area archeologica di Roma. Un impulso particolare si ebbe nel 1981 con la legge promossa dall’allora Ministro per i beni culturali e ambientali, Oddo Biasini, non a caso denominata Provvedimenti urgenti per la protezione del patrimonio archeologico di Roma. Da allora si sono succedute numerose e autorevoli commissioni di studio, alle quali si sono affiancati vari progetti di sistemazione dell’area tra i quali si ricordano quelli di Leonardo Benevolo e Vittorio Gregotti. Ultima in ordine di tempo la commissione paritetica MiBACT-Roma Capitale presieduta da Giuliano Volpe, che ha consegnato la sua relazione lo scorso 30 dicembre e dei cui lavori è frutto l’accordo odierno. (gc)