Sindaco Roma: pochi candidati, tanti libri

La riflessione sui complessi problemi della Capitale è amplissima. Intervengono accademici, intellettuali e politici. Da Insolera a Benevolo, da Cederna a Frisullo, da Rutelli e a Tocci.

Le elezioni per il nuovo sindaco e per i nuovi presidenti dei municipi di Roma si terranno tra la primavera e l’estate 2021, ma al di là di Virginia Raggi, decisa a ricandidarsi, e di Carlo Calenda sia il centrosinistra che il centrodestra non hanno ancora scelto il loro candidato per il primo cittadino della Capitale.
Tanto meno si parla di programmi, ai complessi e noti problemi romani – dalla gestione dei rifiuti a quella degli spazi sociali, dal tema delle case popolari alla mobilità – non si affaccia la benchè minima ipotesi di soluzione.
Eppure sulla questione romana non mancano tanti libri interessanti pubblicati negli ultimi anni e ai quali se ne sono aggiunti recentemente due, che hanno come autori due protagonisti delle precedenti amministrazioni. Da un lato quello dell’ex sindaco Francesco Rutelli : ‘’Tutte le strade partono da Roma’’, definito una dichiarazione d’amore per la Capitale. Dall’altro ‘’Roma come se…’’ del suo vicesindaco e assessore alla mobilità, Walter Tocci, sostenitore di un drastico ribaltamento delle politiche pubbliche.

Il sacrificio della città pubblica
La rassegna di libri su Roma, puntualmente predisposta da Christian Raimo per ‘’Internazionale ‘’, parte dal classico  Roma moderna di Italo Insolera, un saggio di storia dell’urbanistica, che ha avuto la sua prima edizione nel 1962 e l’ultima nel 2011, arricchito da una postfazione firmata da Paolo Berdini. Il sottotitolo è diventato Da Napoleone I al XXI secolo. Insolera rileva come non solo i cambiamenti materiali ma quelli ideologici abbiano influito sulla storia urbanistica di Roma.
Un’espressione che usano sia Italo Insolera sia Leonardo Benevolo – autore di Tracollo dell’urbanistica italiana – per sottolineare l’evoluzione troppo rapida, accelerata, non pianificata, senza sedimentazione delle capitali dei paesi in via di sviluppo è “città coloniale”.

La città coloniale

Da quest’ispirazione – rileva Raimo – nasce un saggio più breve di Walter Tocci, vicesindaco di Roma ai tempi della prima giunta Rutelli (1993-1998), dal titolo Non si piange su una città coloniale, pubblicato nel 2015. Tocci sembra proseguire dove Insolera e Berdini si fermano: dalle giunte di centrosinistra tra la fine degli anni novanta e i duemila, e
dal loro fallimento nel correggere il declino di una città che non è riuscita a riformarsi nel corso del novecento.

Un’importante sezione è dedicata al tema della mobilità, un aggiornamento del libro che lo stesso Tocci aveva pubblicato insieme a Insolera e Domitilla Morandi, Avanti c’è posto (2008). Non si piange su una città coloniale è un libro molto diretto, perfino duro, con tanti dati e una pars construens piena di proposte, spesso di largo respiro, di cui dovrebbe fare tesoro chiunque vuole occuparsi di politica a Roma.
Un’introduzione molto chiara nel ricostruire le condizioni deprimenti e faticose della vita reale a Roma e dell’inadeguatezza delle risposte politiche è nel libro di Francesco Erbani, Il tramonto della città pubblica. Il saggio ha qualche anno, è del 2012, quindi non tutti i numerosi dati e non tutte le interessanti analisi sono aggiornate, ma restano attuali alcune considerazioni.

Disuguaglianze e periferie
Se vogliamo davvero orientarci tra i dati, un libro che è diventato indispensabile negli ultimi anni è il frutto del lavoro che hanno messo insieme Salvatore Monni, Keti Lelo,
Federico Tomassi, Le mappe delle disuguaglianze. Nel libro sono contenute 26 di mappe (sul loro blog Mapparoma ne aggiungono spesso di nuove) che mostrano in maniera eclatante come non abbiamo a che fare con una città ma con due, a volte distanti a volte perfino antagoniste.

Per chi volesse indagare quel fenomeno quasi mitico chiamato “periferie romane” è appena uscito uno studio coordinato da Carlo Cellamare e Francesco Montillo intitolato Periferia e dedicato a Tor Bella Monaca. È un lavoro eccezionale, come inchiesta sociale e come riflessione sulla città.

Un altro volume interessante raccoglie gli atti del convegno Roma in transizione. Se Periferia è il risultato soprattutto di ricercatori della Sapienza, Roma in transizione deve molto al lavoro dell’università Roma Tre e a quello delle facoltà di altri paesi. Una delle informazioni più importanti che si ricava è che quando parliamo della capitale dobbiamo aver presente un’area vastissima, sempre più urbanizzata e antropizzata. C’è una Roma oltre Roma: un territorio esteso almeno 50 chilometri per 50 chilometri, 2.500 chilometri quadrati, il doppio dell’estensione del comune di Roma. C’è una Roma fuori di Roma, è lì dove la campagna è diventata metropoli senza mai essere stata città.

La questione abitativa
Sulla questione abitativa è illuminante Enrico Puccini, che da qualche anno cura un blog che si chiama Osservatorio casa Roma, e nel 2016 ha pubblicato un testo che accompagna la grandissima mole di dati che in questi anni ha raccolto. Il libro si intitola Verso una politica della casa e riflette su quello che dovrebbe essere il centro dell’azione di
un sindaco. Cominciando con l’ottimizzazione del patrimonio esistente prima di intraprendere nuovi e costosi programmi edificatori. Ci sono poi intellettuali che hanno messo al centro la lettura del proprio territorio, attivisti che hanno contribuito al ragionamento su come la città soffre, cambia e può sperare di evolversi. Da Antonio Cederna – di cui vanno recuperate le inchieste degli anni sessanta e settanta – a don Roberto Sardelli – di cui Donzelli ha ripubblicato da poco Dalla parte degli ultimi. Una scuola popolare a Roma – a Dino
Frisullo che è stato un pioniere delle battaglie sui diritti dei migranti a Roma. Un libro che è al tempo stesso un viaggio nei quartieri di Roma e una convincente ricostruzione del cattivo governo di questa città è Roma, alla conquista del West di Antonello Sotgia e Rossella Marchini.

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