Crazy for Football sarà al cinema il 23 febbraio, il 20 si potrà vedere in una serie di sale in tutta Italia. Il docufilm dedicato alla nazionale italiana di calcetto formata da pazienti con disabilità intellettiva e relazionale è stato presentato a Roma dal regista Volfango De Biasi, lo psichiatra Santo Rullo che ha seguito la squadra, Vincenzo Cantatore, ex pugile e preparatore atletico del team, l’allenatore Enrico Zanchini, la leggenda Gianni Rivera e il produttore Mauro Lucchetti.
La storia di Crazy for Football riprende quella del documentario Matti per il calcio, realizzato dal regista per la Rai “dodici anni fa”. Matti per il calcio arriva in Giappone e arriva la proposta di realizzare un mondiale di calcio a 5 con pazienti psichiatrici. De Biasi decide allora di raccontare la selezione della squadra, due mesi di provini e allenamenti, insieme a Francesco Trento: nasce così Crazy for Football.
Crazy For Football è nato anche grazie all’amicizia che lega il regista allo psichiatra Santo Rullo: “Ho girato una pubblicità progresso per lui, in un convegno di Psichiatria si parla di terapia e calcio e penso che possa essere il Full Monty italiano”, così è nato Matti per il Calcio, il fratello maggiore del docufilm distribuito da Istituto Luce e Rai Cinema. Il documentario è arrivato in Giappone “dove ancora esistono i manicomi e ci hanno invitato a partecipare al Mondiale. Santo Rullo mi ha chiamato e abbiamo deciso di realizzare Crazy For Football: trovare i soldi in poco tempo, formare la nazionale in poco tempo. Così è nato il documentario, un grande grazie alla società civile”.
Il racconto di un’Italia bella, “a intermittenza, di notte, al buio, però c’è, siamo in questo specchietto per portare avanti una storia bella”. L’obiettivo adesso è organizzare il mondiale 2018 in Italia. La squadra di Crazy For Football è scesa in campo per promuovere, cercare sponsor perché “questo è un film politico, nel senso della polis, questa storia serve per trovare i fondi per il Mondiale soprattutto perché quando il malato psichiatrico lascia la sua stanza, può riabilitarsi, avere una vita, indossare la maglia azzurra e ascolta l’inno. Questo è un appello per trovare sponsor reali”.
A Santo Rullo, è toccato spiegare l’importanza dello sport per questi dodici atleti. “Le emozioni cambiano la vita, il trauma ci spaventa sempre, la paura c’è sempre, noi non siamo guariti, non dalla malattie mentale, ma dal male di vivere. I nostri ragazzi indossando la maglia azzurra, questi ragazzi hanno provato un’emozione che nessuno di noi ha mai provato: Rivera e Ruggero (uno degli Azzurri, ndr) hanno qualcosa in comune, sono le uniche ad averlo vissuto. Li invidiamo, Ruggero ha approfittato dello scatto emotivo. Fino a due mesi fa, era un paziente della mia comunità terapeutica. A fargli fare lo scatto probabilmente non sono stati né i farmaci, né la terapia, ma quella tuta, ormai la sua seconda pelle, l’ha portarlo a uscire da una struttura sanitaria che non è molto diversa dai manicomi di 30 anni fa. Se qualcuno si chiude là dentro e la società civile non entra a stanarci, se non ci mescoliamo, le separazioni portano a dire: Bravi questi ragazzi! No, sono ragazzi che devono riscoprire le loro emozioni. E dobbiamo dare loro quest’opportunità”.
La preghiera della squadra di Crazy For Football ha avuto gli effetti sperati: “Hanno capito che non è un calcio piccolo. Al Senato, Michele Uva ha ricordato che ci sono 850mila tesserati FIGC sotto i 18 anni. Mi sono fatto un conto e ho detto: 850mila persone in età evolutiva, l’1% è schizofrenico, 8500 persone che lasceranno il calcio, il 25% hanno disturbo nello spettro emotivo-affettivo, sono tantissimi e si allontanerebbero dal calcio, perdendo le emozioni del calcio, per poterli riscoprire molto dopo o mai. A queste persone verrà data loro la possibilità di fare sport”, ha sottolineato Santo Rullo.
Un mese fa è stato presentato il torneo Lega Dilettanti – Quarta Categoria, un torneo dedicato ad atleti disabili: “Questo permette a moltissime persone che si perderanno la prima Categoria, la Lega Pro, la Serie B”, di non perdere l’opportunità di giocare “il calcio è stressante, la salute mentale è legata alla capacità di resilienza allo stress e lo sport, se non è portato agli eccessi, diventa un elemento importante”.
Alla presentazione del film anche la leggenda Gianni Rivera: “Ho visto una partita fra atleti non vedenti, adesso mi aspetto di tutto. Il calcio è lo sport nazionale, del mondo. È più facile giocare a calcio che fare altre attività. La cosa bella del documentario è che l’allenatore li ha trattati come calciatori veri, anche male, e ha ottenuto i risultati sperati. I giocatori si sono migliorati prima sul piano tecnico che su quell’agonistico”.
L’allenatore della squadra è Enrico Zanchini: “Non pensavo di trovare ragazzi così. Solo uno di loro aveva giocato a calcio a 5. Abbiamo formato un gruppo, una squadra con una sua identità costruita con gioco e tecnica. Ho smesso di allenare gli adulti, ora mi occupo dei bambini, ecco perché ripetevo a loro frasi fatte. La squadra è veramente la migliore del campionato, la finale con il Perù è stata la finale ideale”.
Finita 4-3 sottolinea Rivera, anche Zanchini fa il suo appello per il Mondiale 2018: “È molto importante organizzarlo in Italia, abbiamo bisogno di strutture, giocatori, visibilità. Dopo un progetto del genere, possono anche nascere altre squadre. Lo sport li può aiutare a superare i loro problemi”, ha concluso Zanchini.
Rullo ha sottolineato il ruolo che lo sport ha nelle menti di questi ragazzi: “L’esercizio fisico nutre la mente, giocando a calcio, il nostro cervello produce dopamina e altre sostanze. Grazie agli allenamenti, abbiamo usato meno farmaci. Giocando si sono sentiti meglio, loro assumano farmaci che hanno effetti sul loro metabolismo, aumento di peso. Il 20% di loro ha un’aspettativa di vita minore rispetto agli altri”. Un altro motivo per organizzare il mondiale del 2018.
Dopo il 2018, il mondiale sarà celebrato nel 2020, e Rullo propone che si svolga nella stessa sede di quelli calcistici, il Qatar: “Dal 2020 vorremmo farlo nelle stesse città e nello stesso periodo dei Mondiali, è lo stesso sport, lo stesso calcio. La stessa cosa tenta di fare il comitato paralimpico, c’è chi ha proposto di farle nello stesso periodo dei Giochi Olimpici”.
Vincenzo Cantatore, ex pugile, è il preparatore atletico della Nazionale: “È stata un’esperienza importante, avevo iniziato a lavorare con persone disabili mentali a Rebibbia nel 2000, ho avuto la fortuna di conoscere Rullo e sono arrivato a Villa Letizia. Tutto il lavoro che ho fatto, è stata una coincidenza. Ho avuto la fortuna di scoprire un mondo, andando a Houston, anni fa, qui hanno usato lo sport per alternare o sostituire i farmaci in alcune terapie. Il lavoro che faccio è eliminare il 70 e l’80% dei farmaci, ci sono dei criteri studiati dalla sanità americana. La base di quest’allenamento è simile alla boxe, e vengono liberate quantità di serotonina e dopamina superiori a quelle contenute in alcuni farmaci. L’attività fisica poi elimina alcuni problemi legati all’assunzione di medicinali”.
L’attività con la squadra è stata “stupenda”: “Ho preso, in meno di un mese, un gruppo di ragazzi con diverse problematiche, poterli far partire da zero e renderli agonisti. Renderli dei veri giocatori è stata una vera soddisfazione per me”, ha concluso Cantatore.
Fra i 12 azzurri è rimasto un buon rapporto: “Abbiamo una chat di WhatsApp e chiedono sempre: quando giochiamo? Il 20, in concomitanza con la première, in collaborazione all’associazione Mai più Chiara, ideata dall’ex presidenti di Roma e Lazio femminile Rossella Sensi ed Elisabetta Cortani, abbiamo un’amichevole con la Lazio femminile”.
In Crazy for Football si riesce anche a sorridere: “Questo è il mio film di Natale, nel senso capriano del termine. È una storia che finisce in modo edificante. Come dice Guccini “La vita che buffa cosa, ma se lo dici nessuno ride”, si può sorridere delle cose, dobbiamo essere dentro le cose per raccontarle bene”.
L’allenatore Zanchini si prepara per il futuro: “Il nostro grande obiettivo è ospitare il Mondiale, e la strada ospitante deve essere forte e dobbiamo rinforzarla. Dopo la vittoria, rimangono legami e ricordi anche se non ci si vede spesso. Dopo il Mondiale, abbiamo partecipato a un torneo a 32 squadre in Puglia. Il mondiale va organizzato e preparato nel migliore dei modi”.
De Biasi ha sottolineato che c’è bisogno di sponsor tecnici, un concetto ribadito da Rullo: “C’è un comitato internazionale, abbiamo un’associazione nazionale che deve farsene carico, chiederemo alla Regione dove sarà fatto il Mondiale, alla FIGC. Prima di andare in Giappone non l’abbiamo fatto perché volevamo che i 12 ragazzi vestissero le maglie della Nazionale”.
L’Associazione esiste sul serio, e si chiama l’Agenzia Italiana per la Promozione del Calcio nella Salute Mentale e Vice Versa, “un acronimo brutto, andrà cambiato”. L’allenatore e Rullo hanno parlato della difficoltà dell’esclusione: “Per alcuni sì, per altri no. Alcuni non erano in grado di stare in campo. Con qualcun altro abbiamo discusso, come con Ruggero e Antonio che è poi tornato a far parte della squadra”.
Per lo psichiatra Rullo anche chi fa fuorigioco si esclude dal gioco, sull’idea di inclusione ed esclusione c’è stato molto lavoro. I tagli sono stati anche fatti nel girato, si è passato da 170 ore a 70 minuti: “Un lavoro lunghissimo di montaggio”, ha sottolineato De Biasi. Cantatore ha invece sottolineato la veridicità di Crazy For Football: “Non sono attori, nessuno recita, è una parte di vita di persone che spesso vengono ignorate. È tutto vero, come le emozioni di questi ragazzi”.
Gianni Rivera ha concluso sottolineando che fra gli Azzurri di Ventura e quelli di Zanchini, in campo non c’è alcuna differenza.