Styx di Wolfgang Fischer, il film sui rifugiati e il (nostro) dilemma morale

Il regista austriaco presenta la sua ultima fatica, al cinema dal 15 novembre, candidato al premio Lux con protagonista un medico e un dilemma etico

Styx, il film di Wolfgang Fischer sul dilemma etico e i rifugiati in sala il prossimo 15 novembre © Benedict Neuenfels

Styx sarà in sala il prossimo 15 novembre, distribuito da CineClub Internazionale Distribuzione, ed è l’ultimo film del regista austriaco Wolfgang Fischer. Il titolo ha aperto la sezione Panorama della Berlinale (dove aveva vinto il premio della giuria ecumenica) e il regista sarà a Roma e in altre città d’Italia per presentarlo.

Tremendamente attuale, Styx parla di un paramedico tedesco, Rike, che naviga sulla sua barca in vela in solitario per raggiungere il paradiso artificiale dell’Isola di Ascensione, ma le acque dell’Oceano si trasformeranno in quelle di Stige, il fiume del regno degli Inferi della mitologia greca. 

Il film è stato selezionato ed è uno dei finalisti del Lux, il premio assegnato al miglior film europeo dal Parlamento di Bruxelles. Styx sarà presentato fra qualche giorno anche di fronte a parlamentari di estrema destra:

“Volevo creare con Styx un dialogo emotivo con il pubblico e condividere con loro quest’esperienza, ho portato il film a vari festival e la reazione è spesso simile: il pubblico si chiede cosa avrebbe fatto nella stessa situazione, per creare quest’impatto è importante il fatto che la nostra protagonista è sola per buona parte nel film. Da sola non può fare nulla e per noi (Fischer e la sceneggiatrice Ika Künzel, ndr) era importante lanciare questo messaggio: dobbiamo stare insieme, restare uniti per risolvere il problema dei migranti”. 

Austriaco, il regista Fischer ha ammesso di provare vergogna per le ultime politiche sull’immigrazione del suo Paese:

“Il populismo sta crescendo in Europa, è facile interpretare i cattivi, ma dobbiamo andare contro questa tendenza ed è per questo che abbiamo fatto il film. Styx non arriverà a tutti, ma spero che riesca a toccare alcune persone e crei una discussione a riguardo. Non mi aspetto nessuna reazione dai politici popolisti a Bruxelles, ma l’aspetto da altri, c’è un’attrazione per questi temi ed è per questo che la reazione del pubblico è così empatica, questo era il nostro obiettivo. Il film può avere una straordinaria forza: creare dialogo”.

All’inizio del film si vedono alcune scimmie, un’immagine non scelta a caso:

“Il viaggio della protagonista parte da Gibilterra e con Ika volevamo che iniziasse da lì: qui ci sono le colonne d’Ercole, i confini dell’Europa. Ci sono delle bertucce di Gibilterra e c’è una leggenda su di loro: se dovessero scomparire Gibilterra tornerebbe alla Spagna. Sono molto protette e c’è anche un ministero dedicato a loro, se ne colpisci o ferisci una è un problema. C’è più attenzione per loro che per gli esseri umani, all’inizio girano per strada e non ci sono esseri umani, dà l’idea della mancanza di equilibrio nel mondo ed è per questo che le abbiamo usate”. 

Styx è stato girato quasi interamente in acqua con estrema difficoltà:

“Non ho usato effetti speciali, il 90% del film è stato girato in acqua, solo due delle immagini sono state girate a Malta, anche la tempesta è stata girata”. 

Rike, la protagonista, è un medico ed era molto importante per la storia che fosse questo il suo lavoro:

“È un dottore e sa come aiutare, per noi era fondamentale perché lei in quanto medico ha l’obbligo del giuramento di Ippocrate, aiutare per lei è un dovere. Lei vive un dilemma: tutto ciò che è giusto, è allo stesso tempo sbagliato. Ha il dubbio di essere responsabile di altre morti. Non c’è soluzione. Non sa cosa fare e dobbiamo chiedercelo anche noi: lei usa un trucco alla fine. Dobbiamo chiederci quale sarà il nostro per porre fine a questa desolazione”. 

Fischer ha iniziato a scrivere questo film nove anni fa, ma politicamente nulla è cambiato:

“Da quando abbiamo iniziato a scrivere il film a oggi nulla è cambiato, per me è come se t’imbattessi in un incidente mentre sei per strada e ti chiedi: mi fermo e do soccorso o continuo per la mia strada”. 

Interpretata dall’ottima Susanne Wolff, il dilemma della protagonista finisce per lacerarla:

“L’idea di partenza era fare un film su di noi, chiederci cosa siamo e cosa dobbiamo essere nel mondo in cui viviamo soprattutto se vivi il dilemma della protagonista. È un approccio occidentale, è la sua prospettiva, il film è il suo punto di vista. Styx parla ovviamente di immigrazione, dobbiamo trovare la soluzione. Stanno diminuendo le morti in mare perché le persone non muoiono più durante gli sbarchi, ma nel deserto e lì non ci sono telecamere e non sappiamo cosa succede. È un problema che vogliamo evitare, ma non è un comportamento che possiamo avere nel 21° secolo e mi provoca sofferenza perché non è umano”.

La velista Rike è una donna, il regista non ha mai pensato di usare un uomo come protagonista:

“Anche la barca è un simbolo, ma volevo mostrare è che era impossibile per una singola persona salvare tutti. Dobbiamo stare uniti per risolvere il problema, tutti gli Stati, l’Austria, l’Italia e le altre nazioni stanno facendo un passo indietro. Anni fa avevamo dato via a Mare Nostrum, adesso viviamo un disastro, è molto pericoloso per noi come umani e per l’Europa come comunità. Il dilemma di Rike era importante per mostrare come una persona che può aiutare, ma vive in contrasto con la sua funzione in Europa. Lei lavora come medico in Germania e nella scena iniziale i soccorsi arrivano prontamente, in mare aperto è più difficile. I soldi, i dati… tutto è internazionale, ma gli esseri umani no. Mi chiedo se dipenda il luogo di nascita per essere salvato”. 

Come un’eroina Rike decide di risolvere il problema, la mitologia greca è centrale nel film:

“Ho fatto delle ricerche per questo film, Styx è un titolo che viene dalla mitologia, è stata la scelta giusta. Viviamo in un mondo parallelo e lo Stige divideva i vivi e i morti. All’inizio ci siamo ispirati alla Divina Commedia di Dante, per noi era importante nel processo di scrittura usare queste immagini perché la storia si continua a ripetere. Tutto quello che vedete nel film è stato scritto, nulla è improvvisato, anche la visita dell’uccello a Rike è stata scritta ed è poi accaduta. Era importante approfondire il ruolo della natura, Rike vuole andare in un’isola paradisiaca, ma cosa rappresenta il paradiso?”. 

Rike è una donna, un medico donna che come si pone un dubbio umano:

“L’attrice è stata aiutata da uno skipper protagonista. È un medico, solo nell’Oceano, era importante per noi che prendesse parte a missioni di salvataggio per lavoro, specialmente un medico d’emergenza perché soccorrono pensando alla sua incolumità e a quella degli altri. È una situazione complessa per tutti, specialmente per lei. Non ho mai pensato a un uomo come protagonista, sarebbe stato un film anni 90, ed è molto tipico per un uomo riuscire a superare una situazione simile”.

L’altro protagonista del film è stato scelto in un campo profughi in Nigeria:

“Volevo un ragazzo che conoscesse l’Africa e ho scelto Gedion Oudor Wekesa a Kibera, uno slum di Nairobi, e ha partecipato ai corsi di recitazione dell’associazione One Fine Day di Tom Tykwer (il regista di Babylon Berlin, ndr). Ogni comparsa nel film svolgeva il proprio lavoro reale: ho usato veri medici e soccorritori. Gideon ha imparato a nuotare per il ruolo e reciterà in altri due film. Puoi raggiungere qualcosa con la creatività e la sua vita ha spinto altri ragazzi a seguire le sue orme”. 

Amnesty International, che appoggia il film, proietterà Styx alle scuole di Napoli. Arriverà in sala il 15 novembre, distribuito da Cineclub Internazionale Distribuzione, prima però il regista e il film potranno essere visti in diverse città d’Italia: il 10 novembre alle 18 al Savoy di Roma e l’11 novembre all’Apollo 11, due proiezioni in collaborazione con il Med Film Festival; il 12 alle 15:30 anteprima per i docenti al Farnese e alle 20:30, anteprima con Trovaroma. Il 24 novembre il film arriverà a Bologna, il 25 a Milano, il 27 a Genova e il 26 a Cagliari.

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