Un centinaio di manifesti targati Lega con l’immagine di una donna araba velata sono apparsi sui muri della strade di Roma in occasione dell’8 marzo, con la scritta, sia in arabo sia in italiano, “In Europa hai gli stessi diritti di tuo marito”. Un messaggio che non è piaciuto al Consiglio degli ambasciatori arabi a Roma che esprime “profonda insoddisfazione, decisa critica e rifiuto”.
Gli ambasciatori spiegano che “in diverse strade della Capitale la Lega ha lanciato un messaggio che porta con sé implicazioni fallaci riguardo i diritti delle donne nel mondo arabo, e incarna e suggerisce un’immagine totalmente errata e distorta delle donne arabe. Il manifesto – si legge in una nota – in forma chiara ed esplicita, afferma che i diritti delle donne arabe sono uguali a quelli delle donne europee e nella lingua araba. Ciò è considerata una trasgressione palese e senza precedenti, e contraddice i principi del rispetto reciproco per tutte le culture”.
Il Consiglio degli ambasciatori arabi in Italia quindi ritiene di “confermare che il manifesto pubblicitario lede e offende la dignità delle donne arabe e mina le basi del rispetto e della reciproca convivenza fra le diverse culture, caratteristica della società italiana, oltre alla totale contraddizione con la verità, poiché considerato una sorta di evidente sminuimento e discriminazione negativa nei confronti di ogni donna araba, e di fatto pare un invito per le donne a lasciare il mondo arabo per l’Europa”.
Infine, il Consiglio ritiene “che questo tipo di utilizzo del manifesto rientra in una campagna mediatica, in occasione della Giornata internazionale della donna, che è in aperta contraddizione con l’obiettivo di questa giornata, che chiede di rafforzare tutti gli sforzi per garantire i diritti di tutte le donne, indipendentemente dalla loro cultura, e scegliere un gruppo o un Paese, piuttosto che un altro, comporta problemi non indifferenti. La disinformazione e il trattamento selettivo fuorviante delle questioni generali relative ai diritti umani costituiscono di per sé una violazione dei diritti di uguaglianza, non basata su considerazioni etniche, e richiede reazioni che potrebbero non raggiungere interessi comuni, il che rende necessaria la rimozione di questo post pubblicitario il prima possibile”.