A Roma 2.204 senzatetto, età media 45 anni e molti di nazionalità italiana

il 17,5 per cento vive per strada e il 23,6 nelle strutture di accoglienza.

Sono 2.204 le persone senza tetto nel territorio di Roma, molti di nazionalità italiana con età media 45 anni. È quanto emerge dai risultati della “Notte della solidarietà”, l’iniziativa per la rilevazione delle persone senza fissa dimora, presenti sul territorio della città, nata dalla collaborazione tra Istat e Roma Capitale, che si è svolta lo scorso 20 aprile.

I risultati sono stati presentati questa mattina in Campidoglio dall’assessora alle Politiche sociali, Barbara Funari, dal direttore centrale Censimenti Istat, Saverio Gazzelloni, dal senior statistician della Banca Mondiale Federico Polidoro e da Federico Di Leo, direzione statistiche sociali Istat. In particolare, 1.018 sono le persone che vivono in strada o in aree aperte, di cui 948 nelle aree urbane dell’anello ferroviario della Capitale e della parte residenziale di Ostia, e 70 nelle aree speciali, ovvero le pertinenze ospedaliere e le sponde del fiume Tevere. Sono, invece, 1.186 le persone presenti nelle strutture per l’accoglienza notturna. Tra gli intervistati, ai quali è stato somministrato un questionario, il 41,1 per cento è di nazionalità italiana: il 17,5 per cento vive per strada e il 23,6 nelle strutture di accoglienza. A seguire la Romania con il 30,7 per cento degli intervistati, di cui il 20,1 per cento vive per strada e il 10,6 per cento nelle strutture. Si registra una presenza importante anche per quanto riguarda i cittadini provenienti della Somalia (4,2 per cento e 5,3 per cento) e dal Marocco (5,8 per cento e 2,6 per cento).

I dati aggregati per area geografica mostrano che le persone senza tetto in strada sono per il 33,9 per cento di nazionalità europea (esclusa l’Italia). Il 14,3 per cento degli intervistati è nato in Maghreb e Medio Oriente, il 18,5 per cento nell’Africa subsahariana, il 10,6 per cento in Asia e il 5,3 per cento nelle Americhe. Per quanto riguarda le persone nelle strutture di accoglienza, il 24,4 per cento è nata in Europa (esclusa l’Italia), l’11,7 per cento in Maghreb e Medio Oriente, il 20,7 in Africa subsahariana, il 9,5 per cento in Asia e il 10,3 per cento nelle Americhe. Il dato aggregato per aree geografiche evidenzia un apprezzabile numero di cittadini europei, in particolare nativi dell’Europa orientale (non solo della Romania). “Questa rilevazione è importante perché senza evidenze quantitative è impossibile fare politiche – ha osservato Federico Polidoro, Senior Statistician Banca Mondiale -. L’Africa, insieme al Medio Oriente, si conferma come un luogo di provenienza importante. Si tratta di aree dove l’accentuarsi della povertà estrema si è ampliata. La pandemia ha segnato una brusca interruzione della discesa del numero di persone in povertà assoluta nel mondo. In particolare, la crisi pandemica ha portato un peggioramento ulteriore della condizioni di povertà estrema nei Paesi già in forte difficoltà. Senza politiche vaste e massicce che permettano di affrontare questa situazione il rischio è che l’esplosione dell’emarginazione diventerà crescente”, ha concluso.

“Questo numeri ci restituiscono la realtà della presenza dei senza dimora e per la strada, e non è una realtà che ci deve fare pensare a un’emergenza o a un allarme sicurezza – ha commentato l’assessora Funari -. È una realtà, tuttavia, che ci deve muovere per impegnarci tutti, a partire da normative che a livello nazionale devono aiutare di più i permessi di ingresso per i richiedenti asilo, fino al fatto di poter lavorare insieme come Comune e Regione Lazio per aprire la possibilità a più enti del terzo settore di trovare immobili idonei all’accoglienza”, ha concluso. Dall’indagine, si registra la presenza di persone senza tetto in 204 aree urbane, sulle 338 totali (ossia nel 60,4 per cento delle aree). Sono 15 le aree caratterizzate per una maggiore presenza (10 o più persone senza tetto), mentre in 134 non sono stati incontrati homeless.

Le 48 strutture di accoglienza, la quasi totalità dell’offerta permanente di riparo notturno, comprendono sia realtà di grandi dimensioni (anche oltre 170 posti letto) che realtà di dimensioni piccole o piccolissime (anche meno di 5 posti letto). “Questo percorso ha visto diversi percorsi incontrarsi e incrociarsi – ha spiegato Saverio Gazzelloni, direttore centrale Censimenti Istat -. Tra la direzione del censimento e la direzione del welfare c’è stato un percorso di avvicinamento nell’Istat che ha portato a concettualizzare questo tipo di collaborazione per essere più presenti su una tematica così importante. Questa esperienza è stata fondamentale per noi in quanto ha permesso di approfondire aspetti metodologici e organizzativi sperimentando sul campo tutte le difficoltà che si possono presentare. Per questo valutiamo positivamente questa esperienza”, ha concluso.

Inoltre, dall’indagine emerge che il 16,6 per cento del totale delle presenze in strada è costituito da donne, e l’82,7 per cento da uomini. Nelle strutture di accoglienza notturna queste percentuali salgono, rispettivamente, al 24,9 e al 73,9 per cento. L’età media delle persone senza tetto incontrate per strada è di 45 anni. Mentre l’età media delle persone ospitate nelle strutture di accoglienza è di 64 anni. In particolare, l’età stimata delle persone conteggiate durante la “Notte della solidarietà” del 20 aprile, per le quali il rilevatore era nelle condizioni di fare una stima/valutazione sull’età, la classe modale, ovvero quella con la maggiore frequenza, è più bassa nel caso del conteggio in strada, tra 40-49 anni. Mentre nel caso delle strutture di accoglienza il gruppo più numeroso ha tra 60 e 69 anni.

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