Oggi la manifestazione a ricordo dello sterminio dei biafrani non ha riempito nè p.zza del Popolo nè ha raccolto l’interesse dei media.
Eppure 50 anni fa, nel luglio del 1967, esplose, in Biafra, una delle guerre più violente e cruente della storia “moderna”. 3 milioni i cadaveri rimasti a terra e almeno altrettanti furono i morti decimati dalla fame, dalle epidemie e dall'”impotenza” dei grandi del mondo. Sei milioni di morti dimenticati troppo velocemente e freddamente.
Certo, il Biafra è terra lontana, poverissima e semi-sconosciuta. Ben più nota e forte è la confinante Nigeria, nazione contro cui lottarono i Biafrani.
Alla fine degli anni 60 lo sterminio ebbe grandissima eco e non passava giorno senza una manifestazione a favore della piccola popolazione. Addirittura, a seguito di certi crudi e crudeli reportage, il concetto di Biafra venne per moltissimo tempo accostato a quello di estrema povertà, di fame e di morte. Collette e donazioni, interpellanze e striscioni di piazza tennero occupati uomini e media.
Poi il silenzio e la disattenzione. Anzi, la dimenticanza totale. Non ci sono pietre d’inciampo per i biafrani, nè commemorazioni e nemmeno la pietà del ricordo.
L’abbiamo visto stamattina quando i pochi dimostranti hanno parlato nella totale indifferenza dei passanti, di qualunque sigla e di qualunque pseudo testimonial politico. E sì, è naturale! Ormai ai conflitti, ai mucchi di cadaveri e ai vari “campi di concentramento” sparsi per il mondo ci abbiamo fatto il callo. Poi tutto è così geograficamente lontano da noi e dalla nostra cultura che, ogni focolaio di guerra non ci sfiora nemmeno. Popoli sofferenti e senza voce. Nessuno ne parla e nessuno prova ad ascoltarne il debole lamento.
Il 68 è passato e anche la guerra in Vietnam è finita. Quindi perchè star lì a perder tempo per cause già perse in partenza? Così come non ci suscita più alcuna impressione il clochard (vero o finto) steso a terra fra i cartoni, altrettanto non ci smuove, praticamente più, alcuna tragedia. Che sia conflitto armato o carestia o disastro naturale.
Tragico scoprire, una volta di più, di esser diventati, pericolosamente insensibili e totalmente privi di memoria storica. Dio non voglia ma, se dovesse venire il nostro turno di sofferenza e di fame chi ci darà voce?
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