Al Verano i colombari dell’orrore

Sporcizia, strutture pericolanti, animali randagi nei locali sotterranei che ospitano le salme di chi è morto agili inizi del ‘900

I colombari al Verano
I colombari al Verano

Le condizioni di parte del Verano sono pessime: tombe non accessibili, loculi pericolanti, verde secco e non curato. Ma le condizioni di alcuni colombari sono degne di un cimitero del Terzo Mondo, piuttosto che del camposanto della capitale d’Italia.

Al cosiddetto Pincetto, ai nostri occhi si è aperta una scena di massimo degrado. I corridoi sotterranei, dove sono depositate in piccoli loculi le ossa di gente morta ai primi del ‘900 o a fine ‘800, sono sporchi, pieni di polvere, rifugio di animali, con distacchi di intonaco e di mattoni.

Forse una scena che per certi versi può sembrare quasi affascinante, nella sua impronta macabra. Ma c’è da chiedersi: da quanto quei luoghi, quei colombari non vengono manutenuti? Eppure due estati fa l’assessore Montanari aveva promesso un piano speciale per i cimiteri capitolini, ma poi degli investimenti nemmeno l’ombra. Gli unici lavori che si stanno facendo riguardano alcune tombe danneggiate da alberi caduti per il vento di questi giorni.

Il colombario, in alcuni cimiteri chiamato colombaro, in altri colombaio o colombaia(dal latino columbarium), è un tipo di costruzione funeraria divisa in ampi loculi, ciascuno dei quali generalmente atto ad ospitare una bara contenente un unico defunto. È altresì possibile che uno di questi ampi loculi contenga cassettine con resti esumati da terra o urne con ceneri derivate da cremazione; in questo caso, dato lo spazio disponibile, non più di un singolo, ma di vari defunti

Un loculo può essere esteso in profondità, risultando chiuso da una lastra tombale quadrata, o in lunghezza, chiuso da una lastra tombale rettangolare. Possono esistere loculi di coppia.

A fare le spese di questo degrado sono persino i defunti. Fornetti e cappelle vengono spesso razziati di croci, vasi e lettere di metallo. Particolarmente odiosi sono i furti di fiori, che magari vengono rivenduti all’esterno. Un dilagare che neppure il servizio di vigilanza e le telecamere a circuito chiuso riescono ad arginare.

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