Autonomia: appello 30 costituzionalisti a Mattarella

'Garantire ruolo Parlamento'. Buffagni, non scherzare su scuola

foto da twitter @Quirinale

E’ allarme tra i costituzionalisti sull’autonomia regionale. Trenta di loro, tra i quali tre presidenti emeriti della Consulta Francesco Amirante, Francesco Paolo Casavola e Giuseppe Tesauro, hanno rivolto un appello al capo dello Stato e ai presidenti di Camera e Senato , in cui si dicono “fortemente preoccupati per le modalità di attuazione finora seguite nelle intese sul regionalismo differenziato e per il rischio di marginalizzazione del ruolo del Parlamento, luogo di tutela degli interessi nazionali”. Esplicita la richiesta alle più alte cariche dello Stato: sia assicurato “il ruolo del Parlamento anche rispetto alle esigenze sottese a uno sviluppo equilibrato e solidale del regionalismo italiano, a garanzia dell’unità del Paese”. Intanto il tema continua a creare tensioni nel governo.

La ministra leghista Erika Stefani – che domani sarà ascoltata dalla Commissione per le questioni regionali della Camera, mentre il presidente della Conferenza delle regioni Stefano Bonaccini sarà sentito dalla Commissione sul federalismo fiscale – ribadisce che l’autonomia “non è una secessione”, né è un intervento “per i ricchi”. E garantisce che “non vengono tolti fondi o risorse” alle altre regioni. Ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Stefano Buffagni (M5S) tira il freno sulla scuola: “l’autonomia è nel contratto di governo e la si deve fare bene, ma sull’istruzione non si scherza”, avverte. “Voglio evitare – spiega – che i soldi degli italiani finiscano alle scuole private”. Quale dovrà essere l’iter parlamentare per l’approvazione delle intese sull’autonomia differenziata di Veneto, Lombardia e Emilia Romagna resta una questione ancora aperta. La riforma costituzionale del 2001 che ha previsto che alle Regioni possano chiedere l’attribuzione di materie di competenza concorrente o esclusiva dello Stato, non è stata seguita da una legge di attuazione che indicasse come procedere.

Due settimane fa in un colloquio chiesto dai presidenti di Camera e Senato il capo dello Stato ha ribadito che la strada da percorrere è il dibattito in Aula. E domenica scorsa Roberto Fico ha assicurato che “il ruolo del Parlamento sarà centrale” spiegando di aver già avviato un confronto con Casellati per scegliere insieme la strada migliore. Strada che prevede innanzitutto, come ha spiegato la presidente del Senato, l’audizione di costituzionalisti “per avere pareri e osservazioni tecniche”. Sul punto i 30 costituzionalisti che hanno sottoscritto l’appello, predisposto dal professore Andrea Patroni Griffi, ordinario all’Università della Campania Vanvitelli, non hanno dubbi: “le ulteriori forme di autonomia non possono riguardare la mera volontà espressa in un accordo tra Governo e Regione interessata” perché hanno “conseguenze sul piano della forma di Stato e dell’assetto complessivo del regionalismo italiano”. E i parlamentari, come rappresentanti della Nazione, “devono essere chiamati a intervenire, qualora lo riterranno, anche con emendamenti sostanziali che possano incidere sulle intese, in modo da ritrovare un nuovo accordo, prima della definitiva votazione sulla legge”.

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