I controlli, non avendo un piano certo a cui far riferimento, anche se a spot e discontinui, non riescono a riordinare una deregulation che ha infinite scappatoie e comunque chi diversamente è in sede fissa, “qualsiasi controllo lo paga caro – dice Marchese – Ha molti più obblighi ed adempimenti di chi invece è in sede mobile, senza contare gli studi di settore che con il reddito presunto , ormai ci obbligano a versare tasse per fatturati irrealizzabili, i venditori ambulanti possono invece godere di regimi ;agevolati rimanendo nella dichiarazione minima di 5mila euro per anno.”.
Per Marchese, “nei fatti c’è una concorrenza sleale noi siamo costretti alla tracciabilità dei prodotti, per quello che vendiamo, oltre alla dichiarazione, da parte del fabbricante, della percentuale di lavorazione eseguita in Italia. Insomma, le garanzie per i consumatori sono diverse. Soprattutto lungo i percorsi dei grandi flussi turistici, andrebbero individuate con attenzione quali tipologie merceologiche vendere, anche per offrire al turista un prodotto di qualità”.
Per Valerio Mangione di Anva Confesercenti Roma serve “una concertazione con le associazioni di categoria per arrivare a un vero piano per il commercio su strada della città. Serve rafforzare il radicamento di tutta una serie di attività ambulanti con i territori”.
In questo ragionamento si inserisce il progetto di riqualificazione del mercato di via Sannio a San Giovanni, nato dopo la seconda guerra mondiale e degradato soprattutto in seguito all’apertura dei cantieri della metro C.
Il progetto di Confesercenti prevede di ristrutturare tutto lo spazio di vendita, di dotarlo di bagni, oltre a un gestione comune da parte degli operatori e a soluzione energetiche compatibili.