Roma, caos bancarelle nelle zone turistiche

Nella Capitale ci sono quasi 2.500 licenze per vendita ambulante. Il rischio abusivismo è dietro l’angolo

Bancarelle a Roma
Bancarelle a Roma
A Roma ci sono quasi 2.500 licenze per vendita ambulante, in sostanza bancarelle. Un piccolo universo che per Giovanna Marchese, presidente di Cna Commercio Roma, ha dei volumi d’affari importanti che generano economie anche a seconda della loro posizione. Il dato singolare è che questo sistema che nasceva come impresa tipicamente familiare, oggi per il 30% sarebbe in mano a “centri di interesse”. Insomma, le imprese familiari vere, rischiano di avere sempre meno spazio. Ne consegue che soprattutto in alcune aree della Capitale, vedi attorno a San Pietro, tra le bancarelle il caos regna sovrano.
Roma ancora non si è dotata di un piano del commercio sull’area pubblica. E allora ecco che le situazioni di irregolarità fioriscono, chi fa l’ambulante viene meno controllato, ha più scappatoie rispetto a chi ha un negozio”, dice Marchese, che però invita a “non demonizzare le bancarelle, anzi esse rappresentano comunque una tipologia di vendita diversa,  un’opportunità di acquisto per una fascia di clientela oggi ancora più ampia che non può permettersi gli acquisti nei negozi”.

I controlli, non avendo un piano certo a cui far riferimento,  anche se a spot e discontinui, non riescono a riordinare una deregulation che ha infinite scappatoie e comunque chi diversamente è in sede fissa, “qualsiasi controllo lo paga caro – dice Marchese – Ha molti più obblighi ed adempimenti di chi invece è in sede mobile, senza contare gli studi di settore  che con il reddito presunto , ormai ci obbligano a versare tasse per fatturati irrealizzabili, i venditori ambulanti possono invece godere di regimi ;agevolati rimanendo nella dichiarazione minima di 5mila euro per anno.”.

Per Marchese, “nei fatti c’è una concorrenza sleale noi siamo costretti alla tracciabilità dei prodotti, per quello che vendiamo, oltre alla dichiarazione, da parte del fabbricante, della percentuale di lavorazione eseguita in Italia. Insomma, le garanzie per i consumatori sono diverse. Soprattutto lungo i percorsi dei grandi flussi turistici, andrebbero  individuate con attenzione quali tipologie merceologiche  vendere, anche per offrire al turista un prodotto di qualità”.

Per Valerio Mangione di Anva Confesercenti Roma serve “una concertazione con le associazioni di categoria per arrivare a un vero piano per il commercio su strada della città. Serve rafforzare il radicamento di tutta una serie di attività ambulanti con i territori”.

In questo ragionamento si inserisce il progetto di riqualificazione del mercato di via Sannio a San Giovanni, nato dopo la seconda guerra mondiale e degradato soprattutto in seguito all’apertura dei cantieri della metro C.

Il progetto di Confesercenti prevede di ristrutturare tutto lo spazio di vendita, di dotarlo di bagni, oltre a un gestione comune da parte degli operatori e a soluzione energetiche compatibili.

 

 

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