Carceri: rivolta dei detenuti a Regina Coeli. Sappe: “Devastato l’intera Sezione VIII”

Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria, insiste: "La dotazione del taser, che potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza in chiave anti aggressione"

Rivolta in carcere nel carcere Regina Coeli. I disordini sono iniziati ieri sera intorno alle 20:00 nell’VIII sezione dove i detenuti hanno appiccato il fuoco, distruggendo completamente l’ala carceraria, secondo quanto riporta il sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe).

Inizialmente i detenuti si sono barricati nella sezione fino a quando gli agenti della polizia penitenziaria sono intervenuti in forze per ripristinare l’ordine. L’esterno del carcere è stato presidiato dalle forze dell’ordine per scongiurare tentativi di evasione. L’emergenza è rientrata solo in tarda notte.

Ancora una volta, “follia e violenza nel carcere di Regina Coeli a Roma per la folle protesta di un gruppo di detenuti e il personale della polizia penitenziaria che aderisce al Sappe torna a protestare con veemenza per una situazione esplosiva che era nota ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria nazionale e regionale ma rispetto alla quale nessun provvedimento era stato assunto”, denuncia in una nota Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe).

“I colleghi, in servizio da ieri sera, hanno smontato dal servizio solamente questa mattina. Per fortuna, non ci sono agenti feriti ma i detenuti hanno devastato l’intera Sezione VIII”. Ferma la denuncia del Sappe. “Si tratta di eventi conseguenti ad una situazione di tensione carceraria già ampiamente evidenziata dal Sappe, per altro aggravata dalla mancanza di personale: chiediamo un sopralluogo tecnico da parte del Prap e una visita ispettiva da parte dell’Asl per valutarne l’idoneità sotto il profilo dell’igiene e della sicurezza dei luoghi di lavoro”, prosegue il sindacalista.

Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, che esprime solidarietà e vicinanza ai poliziotti di Regina Coeli a Roma, servono “interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Servono poliziotti e regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze. Bisogna applicare ai violenti l’arresto in flagranza di reato per i detenuti che aggrediscono poliziotti penitenziari o mettono in grave pericolo la sicurezza del carcere, il carcere duro con isolamento fino a 6 mesi (articolo 14 bis dell’Ordinamento penitenziario) ed il trasferimento immediato in particolari sezioni detentive a centinaia di chilometri dalla propria residenza, come prevede il successivo articolo 32 del Regolamento. Sicuramente a molti detenuti violenti la voglia di creare disordini mettendo a rischio la sicurezza delle carceri oppure aggredire il personale passerà”.

Il riferimento del leader nazionale del Sappe è alla necessità di “prevedere l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene. Inoltre serve la riapertura degli Ospedali psichiatrici giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario”. Ma Capece torna anche a sollecitare, per la polizia penitenziaria, “la dotazione del taser, che potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza in chiave anti aggressione (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici)”.

 

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