Carenza di personale, sovraffollamento e suicidi. Queste sono le principali criticità del sistema penitenziario a Roma e nel Lazio, secondo i dati elaborati dalla Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà. Il rapporto, sulla condizione delle carceri, è stato presentato oggi all’istituto regionale di studi giuridici a Roma, in occasione della mobilitazione nazionale indetta dalla stessa Conferenza. Alla presentazione dei dati sono intervenuti il Garante dei detenuti della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, e la Garante delle persone private della libertà personale di Roma Capitale, Valentina Calderone. Nel Lazio il tasso di affollamento delle carceri, al 25 febbraio 2025, si attesta al 145 per cento, con un numero di detenuti pari a 6.702 persone. Un dato sopra la media nazionale, il cui il tasso di affollamento è del 132 per cento. “Abbiamo un tasso di sovraffollamento più alto di quello nazionale – ha sottolineato il Garante Anastasìa -, anch’esso molto alto e molto grave. In alcuni istituti la situazione è diventata ingestibile, ci sono detenuti che vivono in stanze senza servizi igienici. È una situazione in cui bisogna intervenire urgentemente incentivando alternative al carcere”.
Per alleviare il sovraffollamento nelle carceri del Lazio “abbiamo detto che serve un provvedimento deflattivo, l’amnistia e l’indulto, che consenta di fare uscire dal carcere 15 mila persone”, ha osservato il Garante dei detenuti del Lazio. Il sovraffollamento non riguarda solo il carcere per adulti, ma anche l’Istituto penale per i minorenni (Ipm) di Casal del Marmo a Roma in cui si è passati da 35 detenuti nel 2020 a 67 del 15 febbraio 2025. “Non è normale la situazione a Casal del Marmo – ha continuato la Garante Calderone – con questi numeri, a cui si accosta l’incremento tutti gli Ipm d’Italia dei ragazzi e delle ragazze presenti. È evidente che lavorare al doppio della capienza è praticamente impossibile e anche il personale penitenziario va in sofferenza perché non riesce a seguire le persone”.
Altra criticità registrata nel rapporto sulle carceri riguarda la carenza di personale, quindi agenti penitenziari ed educatori. L’organico del sistema penitenziario del Lazio, infatti, ha un deficit di 636 unità totali di personale. In particolare, nel carcere di Rebibbia a Roma (nuovo complesso) mancano 137 agenti penitenziari su 782 unità previste, mentre a Regina Coeli mancano 129 agenti su 480 unità della pianta organica. Soprattutto nelle carceri di Regina Coeli e di Casal del Marmo “c’è una situazione molto complicata da mesi – ha aggiunto Calderone – in cui si fa fatica a garantire le attività dei detenuti, anche a causa delle gravi carenze di personale e di polizia”. Nel merito, i garanti propongono un provvedimento deflattivo, un numero chiuso programmato che stabilisca quello che effettivamente gli istituti penitenziari possono accogliere per svolgere un lavoro dignitoso sulla base degli spazi e del personale a disposizione. “Serve un numero di ingresso programmato e lavorare sul reintegramento delle persone”, ha spiegato Anastasìa.
Infine, il carcere di Regina Coeli è il primo penitenziario in Italia per numero di suicidi tra il 2020 e il febbraio 2025, con 15 decessi accertati. Sulla prevenzione del suicidio in carcere “l’amministrazione penitenziaria e i servizi sanitari stanno facendo molto – ha affermato Anastasìa -, ma le condizioni sono difficili”, a causa del problema “grave” del sottorganico. I numeri dei suicidi “ci dicono che spesso avvengono in situazioni di isolamento e in cui soffrono una condizione detentiva già particolarmente dura. Credo che con questi numero sia molto difficile pensare a miglioramenti strutturali perché si può lavorare solo sull’emergenza”, ha concluso Calderone.