Caso Attanasio, indagati due funzionari Onu. Pm Roma: “Mentirono su missione”

Sono accusati di omicidio colposo. Il padre, primo passo verso la verità. La moglie, senza errori Pam sarebbe vivo

Non hanno previsto un sistema di sicurezza per proteggere la missione diplomatica. Per questo due funzionari del Pam-Programma alimentare mondiale rischiano il processo a Roma in relazione alla morte dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, avvenute in un tentativo di sequestro in Congo, nel parco del Virunga, il 22 febbraio dello scorso anno.

Nei confronti dei due dipendenti della agenzia Onu si contesta il reato di omicidio colposo.

L’atto di conclusione delle indagini è stato notificato oggi dai carabinieri del Ros. Gli accertamenti, nella Capitale, sono stati coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco. Secondo le accuse gli addetti in questione “avrebbero omesso, per negligenza, imprudenza e imperizia” ogni “cautela idonea a tutelare l’integrità fisica dei partecipanti alla missione Pam che percorreva la strada RN2 sulla quale, negli ultimi anni, vi erano stati almeno una ventina di conflitti a fuoco tra gruppi criminali ed esercito regolare”.

I risultati dell’indagine dei magistrati di piazzale Clodio – si aggiunge – coincide di fatto con gli esiti dell’inchiesta interna dell’Onu. Secondo le contestazione i due indagati “avrebbero attestato il falso al fine di ottenere il permesso dagli uffici locali del Dipartimento di sicurezza dell’Onu, indicando la richiesta di autorizzazione della missione, al posto dei nominativi dell’ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci quelli di due dipendenti Pam così da indurre in errore gli uffici in ordine alla reale composizione del convoglio e ciò in quanto non avevano inoltrato la richiesta, come previsto dai protocolli Onu, almeno 72 ore prima.

Queste le prime accuse nei confronti dei dipendenti dell’agenzia Onu, Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza.

“Mi sarei stupito del contrario. Ci auguriamo che sia il primo passo verso la verita’, perche’ senza verita’ non c’e’ giustizia”. Cosi’ Salvatore Attanasio, padre di Luca, ha commentato la notizia della chiusura delle indagini della Procura di Roma.

“Dalle indagini svolte dalla procura di Roma e’ intanto emerso che la morte di mio marito Luca, di Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo non si sarebbe verificata se il Pam, come era suo obbligo fare, avesse gestito in modo scrupoloso e adeguato la sicurezza della missione a Goma”. Lo dichiara Zakia Seddiki, la moglie dell’ambasciatore Luca Attanasio.  “La procura ha accertato che i due funzionari del Pam incaricati della sicurezza del convoglio hanno violato non solo i protocolli di protezione imposti dalla stessa Onu, ma anche le piu’ elementari regole di cautela e prudenza, nonostante la notoria pericolosita’ della strada in cui si e’ verificato l’agguato”, spiega Seddiki. “Secondo le verifiche della procura, tali gravissime omissioni hanno concorso a cagionare la morte di Luca, di Vittorio e di Mustapha che sono stati esposti, senza alcuna effettiva protezione, alla furia degli assalitori”, aggiunge.

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