“Il giudice Robert Peel ha affermato che il supporto vitale” di Indi Gregory “sarà rimosso a partire dalle 14 (15 in Italia, ndr) di domani 9 novembre. La famiglia, sostenuta dal Christian Legal Centre, presenterà ricorso”. E’ quanto riferisce Christian Concern, l’organizzazione che supporta i genitori della piccola affetta da una rara malattia del Dna mitocondriale. “Questo pomeriggio, il giudice Robert Peel ha stabilito che il supporto vitale di Indi Gregory deve essere rimosso presso il Queen’s Medical Center di Nottingham o in un hospice e non a casa, contrariamente alla volontà dei suoi genitori”.
Prima della sentenza, spiega l’organizzazione Christian Concern, “i vertici del servizio sanitario nazionale Nhs hanno minacciato di rimuovere il supporto vitale oggi, senza la presenza dei familiari”, nonostante i rilievi sollevati dai legali della famiglia.
“Il padre, Dean Gregory, non era in ospedale al momento della minaccia e ha detto che si sentiva come se stesse per avere un infarto quando è stato informato”, riferisce l’ente, che ricorda come la sentenza sia stata pronunciata “nonostante il Governo italiano abbia concesso la cittadinanza a Indi e oggi abbia emesso misure di emergenza che ne autorizzano il trasferimento all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per cure specialistiche”. Ieri il giudice Peel ha tenuto un’udienza online urgente per risolvere la controversia su dove sarebbe stato rimosso il supporto vitale. Con l’esaurimento dei passi legali possibili a livello nazionale e la scadenza della sospensione legale, lunedì i vertici Nhs avevano già “minacciato di interrompere il supporto vitale di Indi in ospedale. Ciò sarebbe andato contro un piano di assistenza approvato dalla Corte secondo il quale la decisione dovrebbe spettare ai genitori”, ripercorre l’organizzazione. Il piano di cure compassionevoli preparato dal ‘Nottingham University Hospitals Nhs Trust’ evidenzia infatti che “i genitori dovrebbero essere aiutati a decidere dove dovrebbero essere fornite al meglio le cure compassionevoli. Le opzioni includono un hospice, l’ospedale o il domicilio. Ognuna di queste opzioni ha benefici e la pianificazione sarà specifica alla location” scelta. Inoltre, ha evidenziato Christian Concern, nella sua sentenza dell’Alta Corte del 13 ottobre, il giudice Peel aveva affermato che l’attuazione dell’Ordine e del Piano di assistenza “può aver luogo a casa o in un hospice, a seconda della scelta dei genitori”.
I genitori di Indi avevano chiesto che l’estubazione avvenisse a casa, ma i medici si erano rifiutati. Peel ha emesso anche due precedenti sentenze dell’Alta Corte che hanno bloccato il trasferimento di Indi in Italia per cure specialistiche e hanno stabilito che è nel suo “migliore interesse” morire.