ulla vicenda legata al video della lite nel ristorante “La Taverna” costato il posto da capo di Gabinetto del comune di Roma
Lo slancio con cui è partita l’indagine a Frosinone sulla vicenda legata al video della lite nel ristorante “La Taverna” costato il posto da capo di Gabinetto del comune di Roma ad Albino Ruberti, sembra essersi esaurito o, semplicemente, gli inquirenti devono analizzare gli elementi già raccolti per delineare una linea investigativa.
Al momento non sembra esclusa la possibilità che Ruberti fosse ricattato per quel video ma fonti investigative spiegano che l’ipotesi del ricatto prenderebbe piede solamente se l’interessato lo denunciasse. Il fascicolo di indagine però è aperto senza alcuna ipotesi di reato e ha permesso agli inquirenti di Frosinone di ascoltare, come persone informate sui fatti, meno di dieci testimoni tra i quali non figurano ancora i personaggi principali della lite: Ruberti, il broker assicurativo Vladimiro De Angelis, il fratello Francesco presidente dell’Asi di Frosinone, Adriano Lampezzi sindaco di Giliano di Roma contro il quale Ruberti si è inizialmente scagliato.
A loro si arriverà quando il quadro sarà più chiaro. Il lavoro più voluminoso fatto fino ad oggi dagli investigatori è legato ai collegamenti tra Ruberti e Vladimiro De Angelis, per “decodificare” la frase detta dallo stesso De Angelis “Io me te compro” e che ha innescato la furiosa reazione dell’ex capo di gabinetto portandolo a minacciare di raccontare cosa, Vladimiro, gli aveva chiesto poco prima. Frasi concitate annebbiate dalla rabbia e forse dal vino, come sostenuto da più di qualche testimone, ma che lasciavano intendere tutto, senza neanche poter escludere richieste illecite. Proprio per questo, gli investigatori hanno setacciato tra le fortunate polizze che l’assicuratore aveva stipulato con la Asl di Frosinone.
Individuare reati, però, in quei contesti, qual ora ci fossero, dovrebbero essere trovati nelle modalità di affidamento del servizio assicurativo in un periodo caratterizzato dalla emergenza covid. Ma possibile, ci si chiede, che sul tavolo della lite nel ristorante La Taverna a Frosinone, ci fosse, oltre alla fiaschetta del vino, ai dissapori calcistici, solamente l’eventuale rinfacciarsi di sottoscrizioni facili di polizze assicurative? Forse sì, ma non solo. Improbabile, secondo gli investigatori che la veemenza della lite fosse legata alla scelta delle candidature, non certo quelle alle politiche, ma alle Regionali. Si crede plausibile più l’interesse personale. Per gli inquirenti, quindi, è tempo di riflettere e valutare gli elementi raccolti per stabilire che linea dare all’indagine che, in questo momento, ancora non c’è.
La ricostruzione investigativa fatta dagli agenti della squadra mobile di Frosinone, ha toccato anche la “condivisione” fatto dal quel video che, realizzato il primo giugno, era registrato da tempo nella memoria di cellulare di un numero imprecisato di persone appartenenti a livelli politici, anche alti, della Regione Lazio. Perché sia uscito in vista delle elezioni politiche resta un altro mistero da svelare.