“Il numero di contagi continua a crescere, ma non è altissimo. Almeno non ancora. Siamo in tempo per intervenire, ma serve farlo rapidamente. Sono terrorizzato, non tanto dal virus in sé, perché ho sempre creduto e sostenuto che avremmo vinto noi, ma da due questioni fondamentali: i trasporti e la scuola”. Così Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’. Che cosa serve in questo momento? “Ho l’impressione che stiamo rimanendo come paralizzati. Come quando si fa un brutto sogno e dallo spavento si resta fermi, immobili, senza sapere cosa fare. Ora invece serve agire. Non stiamo facendo quello che dobbiamo”, ha aggiunto. Ad esempio? “Adottare lo stesso spirito che abbiamo dimostrato tutti all’inizio del lockdown. Usare i dispositivi per limitare al massimo i contagi e riaprire la società in sicurezza”. Per quanto riguarda la movida ‘indisciplinata’, secondo Vaia, “i ragazzi hanno diritto a divertirsi, ma lo stanno facendo trascurando la sicurezza. Allora bisogna potenziare da un lato gli spazi della socialità, perché se si sta in 10 metri è un discorso ma se si sta in 100 è un altro, e dall’altro i controlli. In questo periodo non facilitare il distanziamento è un comportamento delittuoso”.
“Chi diceva in anticipo che ci sarebbe stata una seconda ondata si è dimostrato scorretto anche nelle previsioni più catastrofiste. La seconda ondata dipende solo ed esclusivamente dalla nostra capacità di dare una risposta efficace e completa come Paese”, ha sottolineato il direttore sanitario dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. Da chi dipende oggi questa risposta? “Oggi è legata principalmente ai giovani che frequentano luoghi di socialità, o che vanno in vacanza e tornano in Italia contagiati”, ha detto ancora.
Alla domanda come si può fermare questo fenomeno, Vaia ha risposto: “La cosa più giusta sarebbe ‘prenderli’ in ingresso. Molte regioni fanno sforzi enormi per individuare chi rientra positivo al Covid, ma non basta. Serve un protocollo a livello europeo: non devono essere imbarcate su navi o aerei persone che non siano state sottoposte a tampone e non siano risultate negative”. Poi il capitolo scuola. Come si potrà riaprire in sicurezza se i nuovi casi non diminuiscono? Secondo Vaia, “siamo ancora in tempo per limitare i contagi per il 14 settembre. Basta applicare le regole che ci siamo dati ormai da marzo: uso dei dispositivi, una buona igiene con il lavaggio frequente e accurato delle mani, il rispetto del distanziamento sociale”. Infine, a detta del direttore sanitario dello Spallanzani, “la mascherina deve essere un obbligo, nei luoghi chiusi ma anche in tutti quegli spazi all’aperto in cui non si è da soli e se ci sono altre persone in prossimità”.