È possibile che dopo settimane di polemiche e braccio di ferro, amministratori e cittadini giungano a un accordo – o quanto meno a un armistizio – per quanto riguarda la disciplina degli esercizi alimentari nel centro storico di Roma. In piazza del Campidoglio la Rete dei comitati dei residenti ieri sera hanno inscenato una protesta con tanto di fischietti, magliette bianche con la scritta nera “No al mordi e fuggi”, e numerosi cartelli.
Il timore dei cittadini è che la rimozione del blocco delle licenze per i laboratori artigianali, incluso nella delibera che è stata discussa ieri dall’assemblea capitolina, favorisca il proliferare di paninoteche, pizzerie al taglio e kebaberie, con un conseguente aumento di rifiuti e turismo di bassa qualità al centro storico. E il presidio di ieri si è tenuto nonostante le rassicurazioni offerte a più riprese dal presidente della commissione Commercio, Andrea Alemanni del Pd, primo firmatario dell’atto, e presente in piazza ad ascoltare le istanze dei manifestanti. Il documento contempla restrizioni per chi apre o trasferisce al centro una licenza di laboratorio artigianale: ad esempio locali di 80 o 100 metri quadrati e l’obbligo del bagno se si vuole consentire il consumo sul posto.
D’altra parte la giunta ha ricordato che il blocco indiscriminato delle licenze non può essere garantito senza il rischio di ricorsi. Lo ha spiegato chiaramente l’assessora al Commercio, Monica Lucarelli: “Era necessario fare una valutazione degli indici di saturazione. Questi ci raccontano che il numero dei laboratori artigianali sono diminuiti nella città storica del 37 per cento, quindi una chiusura tout court non è più ammissibile, perché il Comune rischierebbe dei ricorsi – ha detto l’assessora -. L’ipotesi della commissione, nel presentare questa delibera, quindi, era quella di fare delle aperture ma mettendo dei paletti che andassero incontro alla qualità”. E domani – nelle more di queste valutazioni, oggetto di diverse riunioni di commissione – dalla maggioranza potrebbe arrivare un emendamento al documento, il quale va approvato comunque entro il 31 maggio poiché a quella data scade il precedente.
L’idea è quella di un emendamento che rinvii a una data successiva le considerazioni sulle licenze dei laboratori artigianali. In pratica un congelamento della questione, in attesa di poter eventualmente decidere di effettuare il blocco di nuove licenze, rione per rione, quartiere per quartiere, soltando laddove gli indici di saturazione sono fuori dal parametro consentito. La proposta è emersa nel corso di un confronto a Palazzo Senatorio tra forze di maggioranza e di opposizione e potrebbe essere quella che mette pace. Prima però bisognerà vagliare lo studio integrale da cui è stato tratto il valore medio, di meno 37 per cento, sull’indice di saturazione dei laboratori artigianali al centro storico. Infatti, l’idea è prendere in esame anziché l’indice di saturazione medio, quello quartiere per quartiere e consentire nuove aperture, sempre con limiti di metri quadrati e bagno obbligatorio, soltanto nelle aree non congestionate da questo tipo di attività.