Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per il femminicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia. Testa bassa, e occhi chiusi, senza alcuna reazione apparente. Così Filippo Turetta ha ascoltato in aula a Venezia la lettura della sentenza che l’ha condannato. Impassibile, concentrato sul banco della giuria, Gino Cecchettin, che non ha distolto mai lo sguardo mentre il presidente del collegio Stefano Manduzio leggeva il verdetto.
Il collegio ha escluso le aggravanti della crudeltà e del reato di minacce, previsto dall’articolo 612 bis del codice penale, unificati dal vincolo della continuazione. Oltre alle interdizioni di legge, è stato disposto un risarcimento alle parti civili con il pagamento di una provvisionale di 500mila a Gino Cecchettin, 100mila ciascuno ai fratelli Elena e Davide, 30mila ciascuno alla nonna Carla Gatto e allo zio Alessio, oltre alle spese di costituzione legale. Le motivazioni verranno depositate entro 90 giorni.
“La mia sensazione è che abbiamo perso tutti come società. Non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri o domani. È una sensazione strana, pensavo di rimanere impassibile”. Lo ha detto ai giornalisti Gino Cecchettin, dopo la lettura della sentenza nei confronti di Filippo Turetta. “È stata fatta giustizia – ha aggiunto – la rispetto, ma dovremmo fare di più come esseri umani. La violenza di genere va combattuta con la prevenzione, con concetti forse un po’ troppo lontani. Come essere umano mi sento sconfitto”.
Un mese fa la condanna di Impagnatiello
la notizia arriva a meno di un mese da un altra condanna all’ergastolo, quella di Alessandro Impagnatiello, l’ex barman 31enne che ha assassinato la compagna incinta al settimo mese Giulia Tramontano nella loro abitazione di Senago il 27 maggio 2023. Sentenza che ha escluso l’aggravante dei futili motivi ma che ha sposato in pieno la richiesta della pubblica accusa. Impagniatiello è stato infatti condannato all’isolamento diurno per 3 mesi (18 quelli chiesti dalla procura). La corte ha riconosciuto le aggravanti della premeditazione, del vincolo affettivo che legava vittima e omicida e della crudeltà. Il 31enne è stato riconosciuto colpevole non solo del femminicidio della compagna, ma anche dell’occultamento del suo cadavere e dell’interruzione non consensuale di gravidanza.