Inaugurata “Casa Leda” per mamme detenute

All'inaugurazione presenti Virginia Raggi e il ministro Andrea Orlando

Una bimba ospitata nella casa famiglia per madri detenute (Foto Omniroma)

“W l’amicizia: Daniel, Esmeralda, Ginevra, Omar”. È questa la scritta, accompagnata da disegni colorati, che campeggia in una sala della Casa di Leda, bene confiscato alla mafia e che a partire da marzo ospita 4 donne detenute, provenienti da Rebibbia, con i loro bambini. Ad oggi sono in otto, quattro madri e quattro bambini, ma presto saranno già cinque le madri a fronte di una capienza massima della struttura per 6 donne e 8 bambini.

 

La Casa di Leda è stata inaugurata oggi ufficialmente ed è stata realizzata grazie ai 150 mila euro messi a disposizione di Fondazione Poste Onlus e a diverse altre donazioni “come i mobili che sono stati donati da Ikea” ha spiegato Lillo Di Mauro, responsabile della struttura che è gestita dai volontari dell’associazione A Roma Insieme e da quattro volontari di Poste Italiane.

 

“Un progetto che nasce dal basso e che aiuta le persone che hanno avuto un momento di fragilità nella vita – ha detto la sindaca di Roma, Virginia Raggi – Sono persone che hanno sbagliato, ma stanno scontando la loro pena e la comunità le deve accogliere e sostenere affinché possano rientrare a far parte di questa società, a termine della pena”.

 

Obiettivo del progetto “è il benessere del bambino – ha aggiunto Di Mauro – per garantire il quale non è sufficiente ospitarlo fuori dal carcere ma bisogna garantire un futuro autonomo alle madri” per questo sono attivi “anche percorsi di accompagnamento alla genitorialità”.

 

La struttura si estende su 600 mq e ha diverse sale adibite secondo gli standard necessari ai più piccoli e la sua apertura alle madri detenute è stata resa possibile anche da una collaborazione interistituzionale per la quale “i ringraziamenti sono d’obbligo – ha aggiunto Raggi – Questa amministrazione è arrivata in corso su questo progetto e siamo orgogliosi di aver collaborato alla sua buona riuscita. Il buon esito di questa operazione è indicativo del fatto che quando si ha un obiettivo comune si può lavorare bene al di là delle opinioni politiche personali” pertanto la sindaca ha ringraziato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando “perchè anche lui ha preso in corsa questo progetto che nasce dal basso”.

 

“Voglio ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questa struttura, a partire da quattro donne – ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando – La prima è Leda Colombini” a cui la struttura è dedicata “che ci ha posto sempre con forza il tema che vogliamo affrontare con questa casa. Poi c’è la ex presidente di Poste italiane Luisa Todini, che ha spinto perché questo progetto non fosse un episodio. Voglio ringraziare, inoltre, l’ex assessora al Sociale Danese che ha lanciato questa iniziativa. Poi voglio ringraziare in primis la sindaca Raggi perché io so per esperienza che queste iniziative sono giuste, ma non portano grande consenso. Ci sono cose che vanno fatte comunque e la ringrazio perché ha mantenuto l’impegno che si è assunta con me e siamo arrivati in fondo perché il Comune ha retto su una strada giusta con grande determinazione e siamo arrivati fino a fondo”.

 

Un percorso lungo durato anni anche a causa delle proteste di parte dei residenti.
“So che ci sono state proteste, sono stato raggiunto da vari inviti inviti a desistere – ha aggiunto Orlando – Ma non l’ho fatto perché nessuno protestava quando in questa casa c’era la criminalità organizzata, e se qualcuno degli abitanti di queste belle ville venisse posto ai domiciliari nessuno protesterebbe, ma ci sarebbe sicuramente meno sicurezza. Dietro queste proteste c’è una visione razzista, classista, ma queste persone si renderanno conto tra qualche anno che questo intervento non avrà cambiato la loro vita. Quelli che cavalcano la proteste per ragioni propagandistiche non desisteranno mai, ma chi è in buona fede sono convinto di sì. Spesso le nebbie che calano sulla scorta della polemica politica possono indurre in tentazione qualcuno e creare complicazioni, invece abbiamo lavorato insieme per un obiettivo che era giusto”.

 

Nel frattempo al piano inferiore della villa, sequestrata alla criminalità organizzata, insieme al municipio si sta sviluppando il progetto di un doposcuola per i bambini delle scuole elementari del territorio.

 

“Vi sono tre ragioni per cui questo progetto è giusto. Innanzitutto – ha spiegato Orlando – un bambino che cresce in carcere è un potenziale delinquente, proprio come un carcere che non funziona produce recidiva, quindi insicurezza. Poi c’e’ un ragione giuridica: un bambino dietro le sbarre è un recluso senza sentenza, una cosa che non possiamo accettare. La terza ragione per cui questo progetto è giusto, è che non ci dobbiamo rassegnare al fatto che dietro una nascita ci sia racchiuso tutto il suo destino. Immaginiamo l’imbarazzo di raccontare questa esperienza ai compagni di scuola, ai colleghi al lavoro. Noi interveniamo in un bene restituito alla città e nel migliore dei modi”.

 

La Casa di Leda è il primo progetto in Italia, sulla scorta della legge 62/2011 relativa al diritto dei bambini a vivere con i propri genitori, in un ambiente sano e alla sua inaugurazione oggi sono intervenuti tra gli altri l’assessora al Sociale di Roma Laura Baldassarre, l’assessore alle Politiche giovanili Daniele Frongia.

 

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