Dieci mesi di reclusione. Questa la richiesta della Procura per la sindaca Virginia Raggi, imputata per falso nell’ambito del processo sulle nomina di Renato Marra alla direzione del dipartimento Turismo del Campidoglio.
Il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha chiesto per la sindaca le attenuanti generiche. Nella sua requisitoria il pm Francesco Dall’Olio ha detto che “è pacifico che si tratti di falso ideologico in atto pubblico”. L’accusa ha poi ricordato il ruolo di Raffaele Marra, all’epoca vice capo di gabinetto e stretto collaboratore di Raggi: per i magistrati avrebbe avuto un ruolo nella nomina del fratello Renato.”Marra ci aveva messo la manina ma la sindaca sapeva”, ha sostenuto la procura. L’accusa di falso per la sindaca è relativa ad una dichiarazione all’anticorruzione in cui rivendicò la decisione di avere nominato Renato Marra.
Secondo Ielo e Dall’Olio, l’ex capo del personale e già vice capo di gabinetto del Campidoglio, ovvero Raffaele Marra, “non era come gli altri 25 mila dipendenti comunali: andava protetto perché era ‘uomo-macchina’ e fondamentale per la nuova amministrazione perché ne conosce tutte le difficoltà. Andava protetto – hanno aggiunto i rappresentanti dell’accusa – anche perché era a conoscenza di tutto e senza di lui non si poteva andare avanti”.
L’udienza riprende domani alle ore 11 con la difesa. La sentenza è prevista nel pomeriggio.
Nel corso della giornata, la sindaca ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee in aula sul famoso codice etico dei cinquestelle, che il procuratore aveva chiesto di acquisire. “Il codice etico del 2016 relativamente agli indagati non è stato mai applicato”. E aveva poi aggiungo: “Solo in un caso, quello del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, si arrivò alla sospensione perchè non aveva comunicato la sua iscrizione nel registro degli indagati”.