I giudici hanno inflitto tre mesi (pena sospesa) per omessa custodia dell'arma al presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma all'epoca dei fatti
Carcere a vita per Claudio Campiti, l’uomo autore della strage di Fidene, nel dicembre del 2022 a Roma, quando furono uccise quattro donne nel corso di una riunione di condominio. Lo hanno deciso i giudici della prima Corte d’Assise della Capitale.
I giudici hanno inflitto tre mesi (pena sospesa) per omessa custodia dell’arma al presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma all’epoca dei fatti mentre hanno assolto un dipendente addetto al locale dell’armeria del poligono di tiro di Tor di Quinto struttura da cui l’imputato si allontanò con l’arma utilizzata per la strage. Esclusi però dalla Corte come responsabili civili, i ministeri dell’Interno e della Difesa e l’Unione italiana tiro a segno, in riferimento alla custodia dell’arma utilizzata dal killer, mentre è stata riconosciuta la responsabilità del Tiro a segno nazionale. La sentenza è stata accolta con compostezza dai tanti familiari presenti nell’aula bunker di Rebibbia, anche se la decisione sui responsabili civili ha lasciato in molti l’amaro in bocca.
L’omicidio, ha ricostruito il processo, è stato pianificato nei primi giorni di novembre del 2022, dopo che il killer aveva ricevuto la convocazione dell’assemblea in un gazebo di via Monte Giberto. Secondo quanto accertato dai carabinieri l’imputato aveva rubato l’arma, una glock, al poligono di tiro di Tor di Quinto.
I giudici hanno inoltre disposto l’invio degli atti in Procura in riferimento alla posizione dell’allora presidente del Tiro a Segno, sezione di Roma, per valutare l’accusa di omicidio come conseguenza di altro reato.