Luigi Avella, il primo pentito che pubblicamente aveva raccontato di essersi fidato di Gisella Cardia, la veggente di Trevignano, adesso le chiede indietro i soldi. Lo racconta oggi il dorso romano del Corriere della Sera, in un lungo articolo dove riporta le dichiarazioni di Avella.
“Era solo una truffa”, ammette ora, ormai lontanissimo dagli anni in cui buttava le scorie del cibo per una fine del mondo che non arrivava mai e immaginava lacrime di sangue uscire da magiche statuine. Un signore, Avella, sempre affranto ma, ora che il caso è montato e la Procura ha aperto un’indagine, anche più combattivo e deciso nel farsi giustizia riprendendosi fino all’ultimo centesimo di quanto aveva spontaneamente regalato all’associazione della santona, 123 mila euro di cui 30mila direttamente nelle mani del marito della veggente, Gianni Cardia.
Il 3 maggio, come ogni 3 del mese, nonostante le polemiche e le indagini Cardia si è presentata – protetta da quattro bodyguard – sulla collina benedetta, come la chiamano i seguaci, con vista sul lago di Trevignano. Un luogo incantevole al momento ancora occupato dalle opere, per il Comune abusive, che Cardia e coniuge hanno installato per chi assiste alle narrate apparizioni, alcune panche e una teca per la statua della Madonna. Tutto oggetto di un’ordinanza di demolizione del Comune di Trevignano, che però l’associazione ha già impugnato al Tar.
L’ultima volta, appunto il 3 maggio, a Cardia sarebbe comunque arrivato un nuovo messaggio della Madonna, riferito poi tramite social ai suoi seguaci: “Figli miei, sono la madre della misericordia. Figli cari, non abbiate paura perche io vi sono sempre accanto…”. Troppo, anche per un suo ex fedelissimo, che ora ha deciso di passare all’attacco. Avella – 70 anni, ex funzionario del ministero dell’Economia ed esperto di teologia che ancora non si capacita di essere inciampato in una vicenda simile – ha già presentato una denuncia contro la santona. Adesso, però, rivuole indietro anche i soldi che le ha versato, volontariamente ha ammesso, dopo che la moglie medico avendo avuto un incidente temeva di restare paralizzata. Dunque una causa civile per risarcimento danni. Avella si è affidato all’avvocato Alfonso Luigi Marra. E ci sarebbero altri pentiti pronti a seguire la stessa strada.