C’è un legame tra il boss Matteo Messina Denaro e gli attentati di Roma del 1993? Sì, pare proprio di sì. Ebbe un ruolo operativo, molto concreto nelle bombe Velabro e a San Giovanni, come in quella contro Maurizio Costanzo.
L’attentato a Maurizio Costanzo
Matteo Messina Denaro mise a disposizione un proprio uomo a Roma, che fornì la propria casa come base per l’attentato a Maurizio Costanzo. Inizialmente si era pensato di fare l’attentato dentro il teatro Parioli, facendo così una strage. Ma poi i vertici di Cosa nostra decisero di spostare l’attentato fuori dal teatro. Il 14 maggio del 1993 una Fiat Uno imbottita di novanta chilogrammi di tritolo esplose in via Ruggero Fauro. Il convoglio di Costanzo era formato da due auto: una Mercedes blu presa a nolo la mattina dell’attentato con Maurizio Costanzo e Maria De Filippi e, poi una Lancia Thema con le guardie del corpo Fabio De Palo, considerato che il giornalista aveva subíto minacce. Per un ritardo del telecomando, la bomba esplose in ritardo e questo fece sì che non ci furono vittime.
Gli attentati al Velabro e a San Giovanni
Quello a Costanzo fu il primo di una serie di attentati che avrebbe scosso Roma e che vedevano Messina Denaro come uno degli esponenti di spicco di Cosa Nostra. Il 27 luglio del 1993, due bombe esplosero davanti alla Basilica di San Giovanni Laterano. Era un avvertimento concreto alla Chiesa, dopo l’anatema di Giovanni Paolo II contro i mafiosi nella Valle dei Templi. Il giorno dopo, il 28 luglio, un’altra vettura esplose davanti alla chiesa di San Giorgio al Velabro, sempre a Roma, distruggendo tutta la parte anteriore della chiesa. E poi due attentati falliti. Il 23 gennaio 1994 non esplode una Lancia Thema imbottita con oltre 120 chili di esplosivi, vicino allo stadio Olimpico a Roma. A Formello, paese della provincia romana, il 14 aprile viene invece ritrovato dell’esplosivo sotto il ciglio di una strada dove solitamente passa il collaboratore di giustizia Salvatore Contorno.