È un Enrico Stefàno combattivo quello che negli ultimi mesi riempie le pagine di social e giornali con riflessioni e bordate alla sua ex compagine pentastellata. A partire dall’ufficializzazione del proprio addio al M5S, in aperto dissenso con la linea politica inaugurata da Virginia Raggi e da Pietro Calabrese sul tema della mobilità, il presidente della commissione mobilità di Roma Capitale non è rimasto con le mani in mano: ha presentato un nuovo libro e puntualmente lancia strali contro l’attuale amministrazione Raggi e alcuni dei suoi protagonisti. L’ultimo bersaglio in ordine cronologico è stato il consigliere comunale Paolo Ferrara, apostrofato dal suo ex compagno di partito Stefàno come “questo tizio”:
Ma non mancano anche le proposte e i commenti su quella che dovrà essere – in termini di auspici – la mobilità di Roma nei prossimi anni. Commentando la campagna elettorale in corso per le comunali che vede contrapposti Virginia Raggi, Carlo Calenda, Roberto Gualtieri ed Enrico Michetti, Stefàno constata con soddisfazione che alcune questioni sulla mobilità siano condivise da tutti i candidati. Tradotto: più c’è condivisione, più è facile che progetti utili per Roma possano essere approvati. Poi, il consigliere elenca i suoi suggerimenti frutto dei suoi otto anni trascorsi in Campidoglio, prima con Ignazio Marino, poi con Virginia Raggi:
“Serve innanzitutto una unanime volontà politica, forte, trasversale, a tutti i livelli istituzionali, dal Comune al Governo. Che va messa nero su bianco, sia con atti politici (es mozioni) sia con atti amministrativi (accordi, protocolli ecc previsti sia dal TUEL che dalla legge 241/90). Questo serve ad evitare che il giorno dopo l’approvazione di un’opera il “politicante” di turno scateni pseudo comitati con ricorsi vari per difendere il posto auto sotto casa e altre oscenità cui purtroppo la nostra città ci ha abituato, il tutto per una manciata di voti – spiega – Occorre poi snellire le procedure, attraverso una legge ad hoc per la Capitale d’Italia. Infatti i principali “colli di bottiglia” oggi si trovano nelle conferenze dei servizi, spesso interminabili, in dialoghi non sempre semplici con le Soprintendenze, nei continui ricorsi al TAR, infine in procedure di gara per l’affidamento dei lavori lunghe e macchinose”.
Alla fine, una considerazione su tecnici e progettisti.
“E’ fondamentale infine rinforzare il personale dei Dipartimenti e delle Società di progettazione – conclude – oggi a Roma i direttori tecnici e i progettisti si contano sulle dita di una mano, o quasi. Impossibile portare avanti progettazioni e seguire cantieri con così poco personale”.